lunedì 16 luglio 2012

Ricordando Genova



Chiamatela, se volete, giustizia. Noi preferiamo chiamarla specchietto per le allodole. Le misere condanne emesse dalla Corte di Cassazione contro i vertici della Polizia per i fatti del G8 di Genova del 2001, se confrontate alle maxi condanne inflitte a manifestanti colpevoli di aver rotto qualche vetrina, non possono che procurare rabbia e frustrazione per un sistema che si auto assolve. Per chi ancora non fosse riuscito a capire il gioco di prestigio dello Stato, ci pensiamo noi a svelarvi il trucco del coniglio nel cappello.
Prendiamo in esame il solo caso Bolzaneto. Nella caserma di Bolzaneto furono inflitte alle persone fermate durante il vertice,  almeno quattro delle cinque tecniche di interrogatorio che, secondo la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo configurano come "trattamenti inumani e degradanti". Gli arrestati furono costretti a stare in piedi per ore, picchiati, insultati, minacciati di morte e stupro, privati di cibo e acqua.
Quello che ebbe luogo a Bolzaneto fu senza dubbio un trattamento inumano e degradante, che l’Italia dovrebbe prevedere nel proprio codice penale poiché obbligata dalla Convenzione a provvedere affinché tale atto costituisca un reato cui vanno attribuite pene adeguate in considerazione della sua gravità, oltre a garantirne l’imprescrittibilità.
Ma qui arriva il gioco di prestigio: L’Italia, nonostante i ripetuti richiami del Comitato contro la Tortura, non ha mai introdotto una legge che “importi” la convenzione nell’ordinamento interno, e senza questa legge in Italia i reati contemplanti tortura e trattamenti inumani semplicemente non possono essere contestati perché…non esistono!
E’ presto detto quindi che lo stesso pm si è trovato costretto a contestare agli imputati reati minori,
con pene minori e, particolare fondamentale, già prescritti nel 2009.
Il comitato contro la tortura condanna l’Italia, che ovviamente non può essere mandata in galera; L’Italia condanna i vertici della polizia, che non si faranno un giorno di galera; la Polizia prende 10 manifestanti e ne richiede la condanna per un totale di ben 100 anni di reclusione. I 10, colpevoli di aver mandato in frantumi una vetrina, vengono usati come capro espiatorio per la crisi del sistema di ordine pubblico durante il G8 di Genova. I manifestanti vengono condannati alla galera immediata, mentre solo alcuni personaggi della polizia vengono allontanati dalle loro scrivanie.
Se vogliamo dirla tutta, l’interdizione dai pubblici uffici, per chi aveva realmente causato i problemi di ordine pubblico, altro non è che un atto Amministrativo e non Penale. Un allontanamento dalle poltrone di comando che, a nostro avviso doveva esserci stato ben 11 anni fa, per chi ha avallato, diretto e premeditato una “Macelleria Messicana” sui corpi di diecine di innocenti inermi. Nel mentre,  Il capo della polizia dell’epoca è stato nominato sottosegretario di questo governo e difende, pubblicamente, i suoi pretoriani.

Potrete anche esservi assolti, per noi resterete sempre coinvolti.    

Ricordando Genova, la tre giorni di iniziative organizzata dal CSA Germinal Cimarelli il 19-20-21 Luglio 2012, intende ricordare ciò che realmente accadde. Ricordiamo bene, come questo stato e le sue “forze dell’ordine” tutelarono la libertà di manifestare durante il G8 del 2001, quando si determinò “La più grave violazione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale”. Ricordiamo la devastazione dei corpi e del pensiero prodotti dalla militarizzazione di una città intera, dalle informative deviate, le frontiere chiuse, le cariche feroci, gli spari, i gas cs, gli arresti arbitrari, le torture, i pestaggi, le falsificazioni e gli insabbiamenti.
Ricordiamo il saccheggio della vita di un ragazzo e la devastazione del suo corpo dopo la morte.

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