giovedì 23 aprile 2009

"Mai morti", di Renato Sarti con Bebo Storti


SABATO 2 MAGGIO - H. 21:30
presso il CSA "Germinal Cimarelli"

"Mai morti", di Renato Sarti con Bebo Storti

"Mai morti", di Renato Sarti, recitato da Bebo Storti, porta in scena gli orrori dei delitti della Decima Mas negli anni della repubblica di Salò, ricordano i nomi e il martiriodi alcune delle vittime. La narrazione si spinge poi al dopoguerra, ricordando i legami che diversi esponenti della Decima Mas hanno conservato per decenni con gli ambienti dei servizi segreti deviati, entrando a vario titolo nelle inchieste su alcuni dei passaggi più oscuri e torbidi della vita della Repubblica.




Contro i fascisti di ieri e di oggi ORA E SEMPRE RESISTENZA


Dopo lo «sdoganamento» di "Alleanza Nazionale" da parte di Berlusconi e la legittimazione dei neofascisti come nuova forza «democratica» chiamata a partecipare alle massime istituzioni della Repubblica, si estende e si intensifica di anno in anno l'ondata di revisionismo storico che tende a rivalutare vari aspetti del fascismo e a denigrare ed infangare la Resistenza.

Ha cominciato Luciano Violante a riconoscere i presunti «valori» per i quali erano andati a combattere «i ragazzi di Salò». Da allora si è andati avanti con un crescendo di menzogne storiche e di attacchi all'antifascismo e alla guerra partigiana. Ne ricordiamo solo alcuni:

* la sostanziale riabilitazione di Mussolini e della Repubblica Sociale a partire dal revisionismo di Renzo De Felice degenerando sino alla spazzatura televisiva o scritta da G. P. Pansa;
* La logica della lotta al terrorismo che tenta di cancellare nelle lotte di liberazione il valore della lotta armata legittimando il dominio imperialista (l’ultimo esempio è offerto dalla strage israeliana a Gaza contro i palestinesi).
* Il tentativo di addebitare la strage nazifascista delle Fosse Ardeatine ai gappisti che compirono l'operazione di guerra di Via Rasella;
* il progetto di legge presentato in Parlamento per l'equiparazione dei partigiani e dei membri delle Brigate Nere e per la corresponsione ad entrambi di un «vitalizio» quali «combattenti»,
* il tentativo di mettere i simboli della Resistenza e della lotta del movimento operaio, sullo stesso piano di macabri simboli nazistifascisti come le svastiche e le croci celtiche;

Il 10 febbraio è diventata la cosiddetta «giornata del ricordo» delle Foibe. Si tace sul fatto che la responsabilità di quegli avvenimenti fu del regime monarco-fascista che dominò l'Italia dopo il colpo di stato dell’ottobre 1922. Si è dimenticato che, ancor prima dell'invasione della Jugoslavia, il regime fascista aveva compiuto in Istria una violenta opera di snazionalizzazione nei confronti delle popolazioni di lingua slava e di tutto ciò che non era «italiano». Si sono dimenticate l'occupazione nazifascista della Slovenia e dei Balcani dal 1941 al 1944, le aggressioni e le stragi fasciste e naziste che insanguinarono l'intera Jugoslavia in quegli anni di occupazione. Si sono dimenticati i lager fascisti costruiti dopo il 1941 in Jugoslavia, quando l'attuale Slovenia venne annessa all'Italia e non meno di 30.000 persone di nazionalità slovena furono deportate e rinchiuse in una quarantina di campi di concentramento, il più duro dei quali fu quello creato nell'isola adriatica di Arbe, nel quale morirono più di 4.000 internati.

In un clima come quello che stiamo vivendo, gruppi neofascisti o neonazisti come Forza Nuova e Casa Pound, aprono covi in alcune città d'Italia e compiono raid squadristici contro immigrati, centri sociali e sedi di sinistra. A Terni abbiamo ricacciato nelle fogne i neofascisti.

Anche quest'anno il 25 aprile darà occasione a stanche cerimonie ufficiali, che cercheranno di offuscare e di far dimenticare che cosa fu realmente il movimento di Resistenza e di liberazione dal nazifascismo: guerra di liberazione, guerra civile e guerra rivoluzionaria.

L'obbiettivo politico generale del movimento di liberazione - nelle sue componenti più avanzate - non fu soltanto quello di cacciare i nazisti dall'Italia e riconquistare le libertà democratiche distrutte dalla dittatura mussoliniana, ma quello di estirpare per sempre le radici economiche e politiche del fascismo e creare le premesse di un profondo rinnovamento della società e dello Stato. E fondamentale fu, durante la Resistenza , il ruolo dei partigiani comunisti nelle Brigate Garibaldi, nei Gap e nella creazione delle zone libere e delle repubbliche partigiane.

Il nome ed il ricordo del partigiano comunista Germinal Cimarelli, ammazzato dalle truppe nazifasciste il 20 gennaio 1944 mentre copriva, sui monti di Cesi, la ritirata ai suoi compagni è ancora un esempio indimenticabile per le giovani generazioni della nostra città.

Altre zone del nostro paese come nella Valsesia garibaldina e nella Repubblica di Montefiorino nella provincia di Modena ci furono aree stabilmente liberate dai partigiani, poi nacquero la Repubblica della Valdossola in Piemonte, la Repubblica di Torriglia in Liguria, la zona libera della Carnia nel Friuli ed altre. In quei territori i CLN uscirono dalla clandestinità, sorse un potere popolare, nacque una democrazia ben diversa - nelle speranze, ma anche nelle realizzazioni concrete di allora. Quelle delle repubbliche partigiane furono esperienze che ebbero una vita relativamente breve, ma di grande importanza. Si formarono allora, nelle zone libere, organi di autogoverno popolare: i Comitati di Liberazione locali, le Giunte popolari comunali, i Tribunali Popolari, che svolsero tutta una serie di compiti ed attività concrete: organizzazione della produzione locale, revisione dei ruoli delle imposte, risarcimento degli infortuni sul lavoro, controllo dei prezzi, lotta al mercato nero e alla speculazione, punizione dei traditori e delle spie fasciste.

Le repubbliche partigiane, col potere affidato ai Comitati di Liberazione o direttamente agli eletti di tutta la popolazione, furono dunque delle vere scuole di democrazia, una democrazia nuova che nasceva nel fuoco della lotta ed esprimeva la volontà che, dopo la liberazione dell'intero territorio nazionale, non risorgessero più i vecchi istituti, ma nascessero delle strutture istituzionali che mettessero realmente il potere nelle mani delle masse popolari. Da quelle esperienze è nata la Costituzione.

QUESTO È IL 25 APRILE CHE NOI VOGLIAMO RICORDARE, in un momento politico nel quale si moltiplicano i tentativi reazionari di trasformare la Repubblica conquistata col sangue dei partigiani in un nuovo Stato populista ed autoritario, prono ai voleri del Vaticano.

Contro l'ipocrita pacificazione oggi predicata da tutte le istituzioni dello Stato, la nostra risposta è:

* Nessuna pacificazione con il neofascismo!
* Difesa della verità storica, contro i falsificatori!
* Difesa intransigente della lotta armata partigiana, in tutti i suoi aspetti!
* No a qualsiasi equiparazione legislativa fra partigiani e torturatori repubblichini!
* No alla memoria condivisa!

Fuori i fascisti dalle nostre città

festa popolare ed incontro c/o il nuovo centro sociale

CSA GERMINAL CIMARELLI

mercoledì 22 aprile 2009

Dalla crisi al reddito sociale: percorsi di lotta.

Un dibatto per la costruzione di lotte e vertenze in Umbria sul diritto
al reddito.


Ne parliamo con:

-Sandro Gobetti - Basic Income Network Italia
-Rachele Serino - Basic Income Network Italia

Giovedi 23 aprile ore 17.45 presso
“Laboratorio del Comune” angolo via della sposa/via curiosa
(vicino San Francesco al Prato) a Perugia.

Promotori:
Compagne e Compagni, Centro Sociale Ex Mattatoio Perugia, Circolo Arci
Island Perugia, Onda Perugia, Attac Perugia, Cobas, Rdb-Cub, Centro di
Documentazione Popolare Orvieto, Centro Sociale Germinal Cimarelli
Terni, Sommosse Perugia.

lunedì 20 aprile 2009

Otto per mille Anche se non firmi, finanzi la Chiesa cattolica (e altri)



COSA SIGNIFICA “OTTO PER MILLE”?

Con il Concordato del 1929 lo stato italiano si impegnò a pagare direttamente lo stipendio al clero cattolico, con il meccanismo della congrua. Ritenendolo datato, nell’ambito delle trattative per il “nuovo” Concordato si decise un nuovo meccanismo di finanziamento alla Chiesa cattolica, solo in apparenza più democratico e trasparente in quanto allargato alle altre religioni: lo stato decideva di devolvere l’8 per mille dell’intero gettito IRPEF alla Chiesa cattolica (per scopi religiosi o caritativi) o alle altre confessioni o allo stato stesso (per scopi sociali o assistenziali), in base alle opzioni espresse dai contribuenti sulla dichiarazione dei redditi.

IL TESTO DELLA LEGGE

L’otto per mille è normato dalla legge 222/85.

COME FUNZIONA IL MECCANISMO?

Ogni cittadino che presenta la dichiarazione dei redditi può scegliere la destinazione dell’8 per mille del gettito IRPEF tra sette opzioni: Stato, Chiesa cattolica, Unione Chiese cristiane avventiste del 7° giorno, Assemblee di Dio in Italia, Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi, Chiesa Evangelica Luterana in Italia, Unione Comunità Ebraiche Italiane.

In realtà nessuno destina il proprio gettito: il meccanismo assomiglia di più ad un gigantesco sondaggio d’opinione, al termine del quale si “contano” le scelte, si calcolano le percentuali ottenute da ogni soggetto e, in base a queste percentuali, vengono poi ripartiti i fondi.

Come se non bastasse, la mancata formulazione di un’opzione non viene presa in considerazione: l’intero gettito viene ripartito in base alle sole scelte espresse.

Alcune confessioni, più coerentemente, lasciano allo Stato le quote non attribuite, limitandosi a prelevare solo quelli relativi ad opzioni esplicite a loro favore: cosa che NON fa la chiesa cattolica, ottenendo un finanziamento quasi triplo rispetto ai consensi espliciti ottenuti a suo favore.

ECCO PERCHÉ È IMPORTANTE COMPILARE QUESTA SEZIONE DELLA DICHIARAZIONE DEI REDDITI.

Qualora il contribuente non sia tenuto alla presentazione della dichiarazione, può comunque effettuare ugualmente la scelta della destinazione dell’8 per mille consegnando il CUD in una busta chiusa agli enti preposti alla raccolta (in un ufficio postale, banca etc…).

LA DISTRIBUZIONE DEL GETTITO

Il Ministero delle Finanze, già restìo a fornire statistiche in merito (comunica i dati alle sole confessioni religiose, che ne danno notizia con estrema riluttanza), è peraltro estremamente lento nel diffondere i dati. Le ultime comunicazioni ufficiali e definitive si riferiscono incredibilmente alle dichiarazioni dei redditi del 2003 (redditi 2002).

Questa la distribuzione:

89,16% Chiesa Cattolica
8,38% Stato
0,55% Valdesi
0,39% Comunità Ebraiche
0,27% Luterani
0,22% Avventisti del settimo giorno
0,07% Assemblee di Dio in Italia

Si noti che, in tale occasione, su oltre trenta milioni di contribuenti solamente il 39,52% ha espresso un’opzione: solo il 35,24% della popolazione, quindi, ha espresso una scelta a favore della Chiesa cattolica. Per dare un’idea dell’enormità della cifra corrisposta grazie a questo meccanismo, la Conferenza Episcopale ha disposto nel 2006 di contributi per 930 milioni di euro.

COME VENGONO SPESI QUESTI SOLDI?

  • CHIESA CATTOLICA
    Nato come meccanismo per garantire il sostentamento del clero, tale voce è diventata, percentualmente, sempre meno rilevante (il 35,7% del totale). Parrebbe infatti che la Chiesa cattolica prediliga destinare i fondi ricevuti dallo Stato alle cosiddette “esigenze di culto” (43,7%): finanziamenti alla catechesi, ai tribunali ecclesiastici, e alla costruzione di nuove chiese, manutenzione dei propri immobili e gestione del proprio patrimonio. Ovvio che non vedremo mai alcuno spot su queste tematiche: ai tanto strombazzati aiuti al terzo mondo, cui è dedicata quasi tutta la pubblicità cattolica, va - guarda caso - solo l’8,6% del gettito. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito www.8xmille.it nel quale, cliccando di seguito sulle sezioni “rendiconto” e “scelte per la chiesa cattolica”, si accede a una pagina che riporta le percentuali di scelta di fantomatici contribuenti senza specificare se siano la totalità o si tratti solo di coloro effettivamente firmano per destinare l’Otto per Mille.
  • STATO
    Lo Stato è l’unico competitore per l’otto per mille che rifiuta di farsi pubblicità. Il Governo dedica alla gestione dei fondi di pertinenza statale una sezione del suo sito internet.
  • CHIESA VALDESE
    Rifiuta di destinare i fondi ottenuti alle esigenze di culto e al sostentamento del clero. Per maggiori informazioni vai su www.chiesavaldese.org.
  • LUTERANI
    Una parte dei fondi viene utilizzata per il sostentamento dei pastori. Per maggiori informazioni vai su www.elki-celi.org.
  • COMUNITÀ EBRAICHE
    I fondi sono utilizzati per «…solidarietà sociale, attività culturali, restauro patrimonio storico, sostegno ad attività giovanili, strutture ospedaliere per la cittadinanza, cultura della memoria, lotta a razzismo e pregiudizio». Per maggiori informazioni vai su www.ucei.it.
  • CHIESE AVVENTISTE
    Rifiutano anch’esse di destinare i fondi ottenuti alle esigenze di culto e al sostentamento del clero. Per maggiori informazioni vai su www.avventisti.it.
  • ASSEMBLEE DI DIO
    I fondi sono destinati esclusivamente alle missioni e alla beneficienza. Per maggiori informazioni vai su www.adi-it.org.

PERCHÉ ABROGARE IL MECCANISMO?

  • perché il meccanismo doveva essere basato sulla volontarietà, ma la ripartizione delle scelte inespresse vìola, di fatto, questo principio;
  • perché è un finanziamento a fondo perso a favore di confessioni religiose che si dovrebbero autofinanziare. Soprattutto nel caso della Chiesa cattolica, gran parte di questi contributi non ha alcuna utilità sociale;
  • perché è una partita truccata: a differenza delle confessioni religiose, lo Stato italiano non fa alcuna pubblicità per sé e non informa su come destina questi fondi. Quando nel 1996 il ministro Livia Turco propose di destinare i fondi di competenza statale all’infanzia svantaggiata, il “cassiere” della Conferenza Episcopale Italiana Nicora reagì duramente, sostenendo che «lo Stato non deve fare concorrenza scorretta nei confronti della Chiesa»;
  • perché è una partita a cui non tutti possono giocare: sono ammesse solo le confessioni sottoscrittrici di un’Intesa con lo Stato. Ecco perché la Chiesa, attraverso i parlamentari cattolici, blocca l’accordo (già sottoscritto) con i Testimoni di Geova e impedisce l’avvio di trattative con gli islamici: i fedeli di queste religioni, ben disciplinati, grazie al meccanismo delle scelte inespresse porterebbero alle loro gerarchie una contribuzione ben superiore alla loro percentuale reale, con un danno valutabile in centinaia di milioni di Euro per la Chiesa cattolica.
  • perché è un meccanismo non chiaro, che trae in inganno non solo il semplice cittadino ma anche la persona colta. Un giornalista Rai ha dovuto addirittura scusarsi in diretta per la sua non conoscenza del meccanismo;
  • perché lo Stato, erogando questi finanziamenti, è costretto a cercarsi altre entrate con nuove forme di tassazione della popolazione.

MA SI PUÒ ABROGARE? O NON PAGARE? E COME?

L’Associazione per lo Sbattezzo ha lanciato da diversi anni un’iniziativa per l’obiezione fiscale: maggiori informazioni sul loro sito.

L’UAAR ha anch’essa più volte criticato e chiesto modifiche alla normativa: resta il fatto che un cambiamento è fattibile solo attraverso una modifica della legge.

ALTRI CONTRIBUTI PUBBLICI ALLA RELIGIONE CATTOLICA

  • sempre con la dichiarazione dei redditi, è possibile dedurre dal proprio reddito versamenti alle chiese fino all’ammontare di due milioni di vecchie lire, intorno ai mille Euro; in proposito, rileviamo come il numero di offerte per il sostentamento dei sacerdoti sia, negli ultimi anni, costantemente calato;
  • pagamento pensioni al clero: un fondo speciale dal disavanzo perennemente in rosso. Fortunatamente, con la Finanziaria 2000 si è intervenuti almeno su questi, innalzando a 68 anni l’età pensionabile e aumentando i contributi a carico dei sacerdoti;
  • esenzione fiscale totale, comprese imposte su successioni e donazioni, per le parrocchie e gli enti ecclesiastici;
  • pagamenti degli stipendi agli insegnanti di religione, nominati dai vescovi: incidono per più di 1.000 miliardi (delle vecchie lire) sul bilancio statale;
  • finanziamenti alle scuole cattoliche;
  • in varie Regioni, parte degli oneri di urbanizzazione a disposizione dei Comuni deve essere destinata agli «edifici di culto».
    Non solo. Recentemente sono state stipulate intese ad hoc tra diverse Giunte e Conferenze episcopali regionali che hanno riguardato anche i beni culturali ed ecclesiastici, il turismo religioso e la retribuzione del personale ecclesiastico presente negli ospedali. Per sensibilizzare la popolazione su questo tema l’UAAR ha recentemente lanciato la sua «campagna oneri».
  • contributi agli oratorî: concessi da diverse regioni, nel maggio 2001 sono stati presentati due disegni di legge (identici) da parte di alcuni parlamentari dell’UDC. Nel luglio 2003 tali testi, dopo alcune modifiche, sono diventati legge. Contro il provvedimento si sono espressi ben pochi parlamentari: tra i contrari Tiziana Valpiana, la cui dichiarazione di voto contrario alla Camera dei deputati contiene importanti dichiarazioni sulla necessità di una effettiva parità tra credenti e non credenti.

Per un quadro di insieme vai al documento Quanto costa allo stato il finanziamento della chiesa Cattolica, di Marcello Vigli, presente sul nostro sito.

Nell’ambito del Decreto Fiscale collegato alla Legge Finanziaria 2006, il Parlamento ha introdotto l’esenzione ICI (Imposta Comunale sugli Immobili) per gli immobili adibiti a scopi commerciali per la Chiesa (ulteriormente estesa alle associazioni no-profit). Secondo stime dell’ANCI, il provvedimento avrebbe comportato minori entrate per i Comuni nell’ordine di 700 milioni di Euro. Il d.l. 223 del 4 luglio 2006 ha successivamente eliminato tale esenzione. La sua formulazione («Attività di natura esclusivamente commerciale»), tuttavia, di fatto vanifica il provvedimento e mantiene in vigore tale privilegio: è infatti sufficiente che all’interno dell’immobile destinato ad attività commerciale si mantenga una piccola struttura destinata ad attività religiose.

OTTO PER MILLE INFORMATI

Nell’aprile 2007 l’UAAR, prendendo atto della diffusa mancanza di conoscenza del meccanismo tra la popolazione, nonché del completo disinteresse da parte delle istituzioni a porvi rimedio, ha avviato autonomamente una propria campagna di informazione: «Otto per mille informati».

CINQUE PER MILLE

Con la dichiarazione dei redditi 2006 il governo ha introdotto una nuova possibilità: la destinazione del cosiddetto “Cinque per mille” del gettito IRPEF (completamente indipendente dall’Otto per mille).

Nato in origine per finanziare la ricerca scientifica, si è poi inopinatamente allargato ad altri scopi.

In breve, il funzionamento è questo:

  • se il cittadino non sceglie, il cinque per mille della sua IRPEF rimane nel bilancio dello Stato;
  • se il cittadino intende invece “destinare” il suo cinque per mille, può scegliere tra una delle seguenti categorie:
    1. sostegno delle ONLUS (Organizzazioni non lucrative di utilità sociale) di cui all’art. 10 del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n: 460, e successive modificazioni, nonché delle associazioni di promozione sociale iscritte nei registri nazionale, regionali e provinciali, previsti dall’art. 7, commi 1 2 3 e 4, della legge 7 dicembre 2000, n. 383, e delle associazioni riconosciute che operano nei settori di cui all’art. 10, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 460 del 1997;
    2. finanziamento agli enti della ricerca scientifica e dell’università;
    3. finanziamento agli enti della ricerca sanitaria.
  • il cittadino ha anche la possibilità di indicare un beneficiario specifico. In questo caso deve scrivere il codice fiscale di tale soggetto beneficiario.

Dalla dichiarazione dei redditi 2008 è possibile destinare il proprio Cinque per Mille all’UAAR. Per farlo, è sufficiente:

  • apporre la propria firma nel riquadro “Sostegno del volontariato, delle associazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale, delle associazioni riconosciute che operano nei settori di cui all’art. 10, c.1, lett a), del D.Lgs. n. 460 del 1997”;
  • riportare il codice fiscale dell’UAAR (92051440284) nello spazio collocato subito sotto la firma.

Maggiori informazioni, tra cui l’elenco completo dei possibili beneficiari, sono disponibili su una pagina del sito dell’Agenzia delle Entrate.

DOCUMENTAZIONE SULL’ARGOMENTO

giovedì 16 aprile 2009

Colpirne uno, per educarne cento


La censura scattata contro Vauro e l'ordine impartito a Michele Santoro di "riequilibrare" nella puntata di domani di Annozero quanto raccontato giovedì scorso nei servizi sul terremoto, sono un crimine contro la libertà di parola. In qualsiasi democrazia liberale idee e opinioni possono essere sempre espresse. L'unico limite è quello dettato dal codice penale: posso dire quello che voglio, ma non posso calunniare o diffamare chi critico.

Nessuno ad oggi è stato in grado non di affermare, ma nemmeno di ipotizzare, che Vauro o i giornalisti di Annozero abbiano commesso qualche reato o detto falsità occupandosi del sisma in Abruzzo. Molte, se non tutte, le domande sollevate durante la trasmissione sono anzi rimaste senza risposta.

L'intervento del direttore generale della Rai, Mauro Masi, è dunque semplicemente sbagliato e dimostra ancora una volta come l'azienda radiotelevisiva di Stato non sia più un servizio pubblico, ma solo una tv al servizio dei partiti. I partiti sono i padroni di viale Mazzini e visto che più o meno tutti i partiti (compreso il Pd) hanno detto che la puntata non era piaciuta, l'editore, come avrebbe fatto qualsiasi altro editore privato, è corso ai ripari. Vauro è stato "sospeso" e ai collaboratori e ai dipendenti Rai è stato dato un segnale preciso: qui si fa come vogliamo noi.

Restano due problemi. Il primo: il servizio pubblico è del pubblico, cioè dei telespettatori. Tra di essi vi sono milioni di persone che, pur essendo in minoranza nel Paese, hanno diritto di veder rappresentato il loro punto di vista. Annozero e Vauro hanno insomma il diritto di andare liberamente in onda esattamente come ha il diritto di andare in onda Bruno Vespa o Gianluigi Paragone.

Ovviamente sia Santoro, che Vespa, che Berlusconi, Di Pietro o Franceschini, sono criticabili. Personalmente non condivido una parola del pensiero di Aldo Grasso che dalle colonne de "Il Corriere della Sera" ha accusato Annozero di «abuso di libertà» dando di fatto il via all'intervento in stile sovietico della politica italiana. Ma credo che Grasso abbia tutto il diritto di esprimere ciò che pensa e, parafrasando Voltaire, sarei disposto a dare la vita per difendere il suo diritto.

E qui veniamo al secondo problema: quanti tra i sedicenti liberali alle vongole protagonisti della vita pubblica italiana, politici, editorialisti, direttori di giornali, capitani d'industria, prenderanno posizione per difendere non Santoro o Vauro, ma un principio? Io credo pochi. Perché la libertà di parola nasce nel '700 per poter parlare male di chi stava al potere. Per parlarne bene, infatti, c'erano già i cortigiani. C'erano allora e ci sono ancora.

Aggiornamento da Fossa

Informiamo tutte e tutti che i magazzini attualmente non sono in grado di contenere altro materiale.

Per il momento è sospeso ogni rifornimento ai magazzini di Fossa, mentre invece continuerà il lavoro di distribuzione del materiale già presente nei magazzini.

Sconsigliamo le partenze non coordinate verso l’Abruzzo, ed invitiamo tutte e tutti a chiamare l’infoline di EpicentroSolidale a Fossa per avere maggiori informazioni a riguardo.

martedì 14 aprile 2009

Manifestazione antirazzista a Milano

martedì, 14 aprile 2009
Da Che Parte Stare: verso una grande manifestazione nazionale de@ migranti e de@ antirazzisti a Milano il 23 maggio
Mentre a Bologna fervono i preapartivi per la Quarta Giornata dei Migranti di domenica 19 aprile e la cena di autofinanziamento di sabato 18 aprile, e a Castel Volturno si avvicina la manifestazione nazionale "Stanchi del razzismo", pubblichiamo un documento inviato da alcune realtà milanesi aderenti al percorso "Da Che Parte Stare": dopo le due assemblee nazionali di Bologna, ed una grande assemblea cittadina a Milano, domenica 19 aprile si terrà a Milano una assemblea organizzativa e di lancio per una grande manifestazione nazionale, a Milano il 23 maggio. Tutte le realtà aderenti, e quelle che vogliono partecipare da ora al percorso "Da Che Parte Stare" sono invitate a partecipare.

Milano sceglie da che parte stare

Mercoledì 8 aprile oltre sessanta uomini e donne, italiani e migranti, si sono incontrati a Milano per immaginare una risposta comune alla campagna d’odio contro i lavoratori e le lavoratrici migranti che vivono nel nostro paese. L’occasione è stata offerta dall’appello “Da che parte stare”, firmato da coordinamenti di migranti e antirazzisti e da realtà sindacali di tutta Italia, ma soprattutto dalla proposta di cui quell’appello si è fatto portatore: costruire “una grande manifestazione nazionale entro il mese di maggio in una città del nord, dove più evidenti sono le caratteristiche dell’offensiva del razzismo istituzionale e più marcati gli effetti della crisi”.

La discussione ha preso le mosse da una proposta concreta: costruire una grande manifestazione nazionale dei migranti e degli antirazzisti a Milano il 23 maggio. Dalla voce degli uomini e delle donne presenti è emersa la duplice convinzione che non sia più possibile procrastinare un’ampia mobilitazione e che Milano sia il luogo ideale per l’avvio di un simile percorso. In tanti hanno risposto all’appello con un letterale “noi ci siamo”: sono state queste le parole di Humberto e di Celmira, degli occupanti delle Case di Plastica e dei ragazzi dell'Asociación Real Juvenil. Nella stessa direzione sono andati, tra gli altri, gli interventi di Piero (Sinistra Critica), Paola (Ya Basta!), Daniele (Casaloca) e Frenchi (MayDay Milano). I loro interventi hanno sottolineato l’importanza di rinnovare lo spirito dei numerosi percorsi di autonomia dei lavoratori e delle lavoratrici migranti che la nostra città ha espresso negli ultimi mesi: dall'imponente mobilitazione che ha fatto seguito al massacro di Abba alla manifestazione della CGIL dello scorso 21 febbraio, fino alla mobilitazione di Milano Città Aperta, sorta contro l’assurdo progetto di istituire dei medici-spie.

Coloro che erano presenti alla riunione hanno riconosciuto la complessità della situazione milanese, dalla frammentarietà dei percorsi organizzativi alla paura che in questa fase rende più difficoltosa la presa di parola da parte dei migranti. Ma non è possibile dimenticare che a Milano la lotta per i diritti dei migranti ha radici assai profonde: parte dalla campagna che portò alla temporanea chiusura del CPT di via Corelli, dalle lotte dei lavoratori e delle lavoratrici migranti per il diritto alla casa, dagli sportelli, dagli ambulatori popolari, fino alla grande MayDay dello scorso anno, costruita sulla centralità del lavoro migrante come leva per la precarizzazione di tutto il lavoro. E’ per questo motivo che la stragrande maggioranza di coloro che si sono riuniti mercoledì ha dato la propria disponibilità alla costruzione di una manifestazione nazionale dei migranti e degli antirazzisti a Milano. L’esistenza di un percorso più ampio, quello che ha dato vita all’appello “Da che parte stare”, è oggi, per Milano, un’occasione da non perdere.

L’assemblea di mercoledì si è conclusa affermando l’opportunità di un ulteriore incontro, necessario a coordinare le forze che si stanno accumulando sull'intero territorio nazionale. Per riprendere il filo della discussione in vista della manifestazione nazionale del 23 maggio, invitiamo tutte le realtà interessate – milanesi e non – all'assemblea che si terrà Domenica 19 aprile alle ore 14 presso il Ponte della Ghisolfa (viale Monza 255 – Milano).

Mayday Milano
CSOA Casaloca
Asociación Real Juvenil
Case di Plastica
Assocafé (Asociación Cultura Arte Fuerza al Exterior)
Associazione Antigone – Milano Città Aperta
Sinistra Critica – Milano

Alcune immagini dal campo dell'"Epicentro Solidale" di Fossa (AQ)











sabato 11 aprile 2009

“Tanto, tanto da fare…”

Seconda corrispondenza radio - un aggiornamento e una sintesi dei 5 giorni di sforzi per la costruzione, da basso, di un supporto per la popolazione abruzzese. Cosa è stato fatto, cosa c’è ancora da fare…

http://www.epicentrosolidale.org/

venerdì 10 aprile 2009

La Casa dello studente aveva tremato 400 volte


(da repubblica.it) L' AQUILA - I nomi dei colpevoli forse sono sepolti con le vittime, quei sette o nove o undici ragazzi morti. Sono nascosti fra le macerie, nei fascicoli inghiottiti come i cadaveri, nelle carte che raccontano la storia di questi cinque piani che non ci sono più: la casa dello studente dell' Aquila, un palazzo che ora non ha più nemmeno un padrone. ÈUNA delle fosse comuni dell' Abruzzo squarciato, una delle vergogne della città fatta con la sabbia. Ricordatevi questo indirizzo: via XX Settembre 46. Ricordatevi il numero civicoe anche la strada. E' quello del primo palazzo di una strage annunciata.

Quattrocento sono state le scosse dal mese di gennaio alla maledetta notte di domenica e nessuno ha mai mandato un tecnico, un ispettore, un geometra a fare una perizia in quelle camerate che in pochi secondi sono cadute giù. Quattrocento scosse e neanche un sopralluogo, una foto dei luoghi, la ricerca di una crepa, di un muro storto. «In questi tre mesi non abbiamo mai visto nessuno della Regione e nessuno della Protezione civile o dei vigili del fuoco», dice Luca D' Innocenzo, il presidente dell' Asdu, l' Azienda per il diritto agli studi universitari che fino a tre giorni fa gestiva la «casa» dell' Aquila e oggi piange Davide, Angela, Luciana, Michelon, Alessio, Chiara, Francesco e forse altri quattro degli studenti che abitavano lì. Il palazzo è un cumulo di pietre. Era alto una ventina di metri, aveva una cinquantina di stanze e centodiciannove posti letto, una mensa, una sala per i computer e un' altra per le riunioni, gli uffici amministrativi, i locali dello sportello per il pubblico. Una parete è scivolata trascinandosi tutto il resto. Una fatalità? Una sventura che si sarebbe potuta evitare?

«Da due giorni e due notti mi chiedo perché non ho fatto chiudere tutto e mandato via gli studenti, ma non potevo mai immaginare e poi, poi - lo ripeto non c' è stato nessuno che ci aveva messo in allarme», spiega ancora Luca D' Innocenzo mentre ricorda uno per uno i suoi ragazzi morti. La casa dello studente è uno scandalo dell' Abruzzo terremotato per quello è accaduto prima e per quello che sta accadendo dopo. Prima, peri «controlli» che non ci sono stati. Dopo, per quel palazzo che ora nessuno riconosce come suo. «E' di proprietà della Regione», assicura il presidente della casa dello studente. «E' dell' Asdu», ribatte l' assessore regionale ai Lavori Pubblici Angelo Di Paolo. E precisa ancora l' assessore: «Mi sono appena informato con il dirigente generale del demanio, è sicuro al cento per cento: la casa dello studente non è della Regione ma di quell' ente». Nessuno vuole le macerie con i suoi morti. In verità, anche se non lo sa, è la Regione Abruzzo che da quindici anni è la sola proprietaria del palazzo che è diventato una tomba. La legge è la numero 91 del 6 dicembre 1994, quella che scioglie le Opere universitarie e trasferisce le competenze alla Regione. All' articolo 16 c' è scritto tutto: «alle aziende che gestiscono le case dello studente in Abruzzo è concesso l' uso gratuito dei beni immobili di proprietà della Regione». E' uno dei tanti paradossi di questo terremoto, ancora tanto da svelarsi peri danni che ha provocato. Così smisurati, così facilmente.

E' però tutta la storia del palazzo che non c' è più e di quegli altri che aveva attorno a custodire dentro di sè il mistero dei crolli totali, di quei cinqueo sei edifici che si sono sfarinati in uno spazio di ottocento metri, che sono caduti come birilli. In quella via XX Settembre, in via Iacobucci, all' angolo fra via Rossi e via Sant' Andrea, giùa Villa Poggio. Una linea, la direttrice della morte. Il terremoto ha ucciso lì, nella città dell' Aquila. Sono tutti «a norma» quei palazzi. Così rispondono in tanti: tecnici, ingegneri, funzionari del Comune.«A norma», a norma di sparire in un attimo, di diventare detriti in un colpo. Cinque o sei si sono frantumati, altri otto o nove hanno subito danni strutturali importanti. Lì, soltanto lì dove c' è anche la casa dello studente, il terremoto è stato assassino.

Zona lottizzata nei primi Anni Sessanta, destinataa edilizia residenziale, ha fatto la fortuna di molti palazzinari. Hanno costruito dappertutto su quella montagnetta. Il palazzo dove poi è finita nel 1980 la casa dello studente è stato ultimato nel 1965, usato come deposito di medicinali dagli Angelini - solo omonimi da quell' Enzo Angelini delle cliniche che un anno fa se l' è cantata sulle tangenti della Sanità e sull' ex governatore Ottaviano Del Turco - e poi sistemato per farci dormirei ragazzi. Chiuso dal 1998 per una ristrutturazione interna, nel settembre del 2001 ha riaperto. E' rimasto in piedi fino a quando è arrivata la notte fra domenica 5 e lunedì 6 aprile 2009. «Io penso che tutta la tragedia sia probabilmente da ricercare in quella lontana lottizzazione», dice ancora il presidente della casa dello studente Luca D' Innocenzo. Parla di piloni che affondano a livelli diversi del terreno, di leggi antisismiche che al tempo dei lavori non c' erano, di segnali premonitori mai avvertiti.

E ancora: «Quelli della Regione non si sono fatti sentire neanche due giorni dopo il terremoto e dopo tutti quei morti». L' unica ispezione che è agli atti - ma anche quelle relazioni sono scivolate tra le pietre - è stata eseguita dall' architetto Pietro Sebastiani, il capo dell' ufficio tecnico interno alla casa dello studente dell' Aquila. Ammette lui, candidamente: «Ma io di queste cose non ne capisco niente, mi sono limitato a fare un giro per la struttura e mi è sembrato tutto a posto». L' ufficio tecnico interno sovrintende in effetti alla «piccola manutenzione»: il cambio di una lampadina, la riparazione dello scarico di un cesso, una parete da ridipingere. Dopo quelle quattrocento scosse non poteva essere l' architetto Pietro Sebastiani a scoprire un pericolo piccolo o grande nel palazzo. Dopo quelle quattrocento scosse, altri sarebbero dovuti entrare nella casa dello studente dell' Aquila e perlustrare una per una le cinquanta stanze. Ma nessuno l' ha fatto. Nessuno. Poiè venuto giù tutto.E anche venti metri più avanti, anche cento metri più indietro. Ricordatevi questo indirizzo: citta dell' Aquila, via XX Settembre. -


Repubblica — 09 aprile 2009 dal nostro inviato ATTILIO BOLZONI



PERCHÉ È IL GIORNO DEL LUTTO.

Mentre si scava tra le macerie, nella speranza di trovare ancora qualcuno in vita, il Presidente del Consiglio apre il suo show dal suo salotto preferito di Porta a Porta di Vespa, improvvisando comunicazioni istituzionali via etere a due dei suoi ministri in studio.

Snocciola i numeri dell'intervento, in un clima di unità nazionale, “oggi è il giorno del silenzio e del dolore, e non della polemica, si è affrettato a dichiarare”, innalzando ulteriori veli di ipocrisia.

Ma qualcuno dovrà pur dirlo che è il giorno del lutto perché, in questo paese, la speculazione e le sanatorie in questi anni non hanno consentito uno straccio di lavoro per la prevenzione?

Qualcuno dovrà pur dirlo che è il giorno delle morti e degli sfollati perché in questo paese 'grandi opere' significa solo opere ad uso e consumo dei grandi interessi di parte!

Questo oggi è un paese dove la costruzione di un ospedale, come quello de L’Aquila, costruito da pochi anni, non viene vista come un’opportunità di dare un servizio alla cittadinanza, ma, dalle imprese, come un’occasione di attingere al denaro pubblico, per gli amministratori, di avere un appalto da gestire, con il relativo codazzo di clientele. E per questo non si bada a come si costruisce, ne dove, ma solo a quanto ci si guadagna.

E noi non possiamo stare zitti. Non possiamo non denunciare l'assoluto abbandono che vivono le nostre città dal punto di vista dell'adeguamento urbanistico e antisismico. Non possiamo far finta che a L'Aquila non siano crollati edifici che non sarebbero dovuti crollare, perché costruiti in epoche in cui era già da tempo possibile costruire con sistemi antisismici.

Qualcuno dovrà pur denunciare il fatto che non si possono avere così tanti crolli in un terremoto tutto sommato modesto dal punto di vista della sua intensità?

La PRETESA È CHE LA SICUREZZA DELLA POPOLAZIONE NON DEBBA ESSERE SEMPRE MESSA IN SECONDO PIANO DA UN SISTEMA POLITICO – IMPRENDITORIALE MALATO governato a colpi di tangenti, dominato dal profitto sovrabbondante, che produce spesso opere e prodotti qualitativamente inadeguati, perché realizzati con ribassi e risparmi non giustificati sui materiali e sulla mano d’opera.

È questo un paese dove pur di rilanciare l’impresa del cemento si stravolgono le leggi in materia, derogando da tutti i piani vigenti, attraverso una specie di condono “preventivo” sugli ampliamenti.

È un paese dove l’unica norma sta diventando ormai la mancanza di regole rispettate.

Quando questa situazione produce morti e drammi la rabbia è troppo forte ed non si può contenere o rinviare solo per un ipocrita “unità d’intenti” che con costoro non ha basi per esistere.

Denunciare tutto ciò non per fare speculazione politica e per sottrarci alla solidarietà concreta: molti nostri compagni in queste ore stanno materialmente portando il loro fattivo aiuto a quanti sono rimasti coinvolti dal sisma in Abruzzo. Un aiuto concreto, dettato dalla partecipazione ad un dramma umano a cui nessuno può sottrarsi.


COBAS - INPDAP

giovedì 9 aprile 2009

EPICENTRO SOLIDALE

Le realtà e i movimenti di lotta di Roma
a sostegno delle popolazioni abruzzesi colpite dal sisma:
Epicentro Solidale a Fossa da oggi 8 aprile

Le realtà e i movimenti di lotta di Roma, composti da precari, migranti,
studenti, occupanti di case e di spazi sociali, procedono da lunedì nella
raccolta indipendente di aiuti - a sostegno delle popolazioni abruzzesi
colpite dal sisma.

Da oggi mercoledì 8 aprile, è stato stabilito nella località di Fossa
(L'Aquila) l'Epicentro Solidale: un punto di convergenza per l'afflusso
continuo degli aiuti e la loro distribuzione a Fossa come in tutti centri
vicini che ne necessitano.

Vogliamo già rendere noto, ringraziando tutti coloro che si sono attivati,
che nei punti di raccolta dislocati nella città, già in 2 giorni è stato
raccolto e distribuito un enorme quantitativo di beni di prima necessità e
che le raccolte andranno avanti sino a venerdì 10 aprile, per riprendere
nella prossima settimana con modalità che comunicheremo.

Il trasporto dalla capitale e la distribuzione presso le comunità
abruzzesi degli aiuti raccolti sarà in carico alle attiviste e agli
attivisti che da oggi si turneranno in squadre, con furgoni-navetta che
faranno la spola tra Roma e Fossa.

L’Epicentro Solidale nasce e si disloca a Fossa grazie all'iniziativa
autonoma e dal basso delle realtà e delle reti di movimento romane che
hanno attivato un contatto diretto con realtà locali dell'Aquilano.

L’Epicentro Solidale lavorerà in cooperazione con le comunità locali e
con le strutture di primo soccorso già stabilite in loco.

Sino a quando continueranno le operazioni di ricerca dei dispersi e fino
alla fine dello sciame sismico l’Epicentro Solidale continuerà a
funzionare come punto di snodo di tutto il materiale raccolto in forma
indipendente dal movimento romano in questi giorni.

Nella fase successiva invece l’Epicentro Solidale si trasformerà in
campo permanente di sostegno alle comunità sfollate quando la fine dello
sciame sismico consentirà di stabilire delle strutture volontarie. Proprio
a questo scopo si raccolgono già da ora le disponibilità di volontari per
l’attivazione di queste strutture e soprattutto di insegnanti disposti a
sostenere una delle esigenze già manifestata dai giovani e dalle famiglie
del luogo, quella di poter terminare l’anno scolastico.

Infine informiamo che da oggi è anche disponibile una infoline
direttamente presso l’Epicentro Solidale di Fossa, i cui numeri sono:
3473237703 e 3664137433

I compagni e le compagne di Roma

I punti di raccolta sono:

  • Loa Acrobax, via della vasca navale 6 giovedì e venerdì tutto il giorno
  • Csoa Forte Prenestino, via federico delpino giovedì e venerdì dalle 12 in poi
  • Ex Snia Viscosa, via prenestina giovedì sera a partire dalle 19
  • Area 51, via bacciarini 12 giovedì e venerdì dalle 15 alle 20
  • Porto Fluviale, via del porto fluviale 12 giovedì e venerdì dalle 17 alle 21
  • Regina Elena, via del Castro Laurenziano giovedì e venerdì dalle 17 alle 21
  • Ex Cinema Volturno, via Volturno 37 giovedì e venerdì dalle 17 alle 21

mercoledì 8 aprile 2009

RACCOLTA DI BENI DI PRIMA NECESSITÀ PER LE ZONE TERREMOTATE

Il CSA “Germinal Cimarelli” invita la cittadinanza a donare beni di prima necessità: COPERTE, LENZUOLA, CUSCINI, OMOGENEIZZATI, PANNOLINI, INDUMENTI, GIOCATTOLI E ALIMENTARI - con scadenza minima tra 6 mesi - il tutto NUOVO e IMPACCHETTATO, da inviare alle popolazioni terremotate dell’Abruzzo, e a consegnarli in una delle due sedi

  • Via de filis, 7/a
  • Via del lanificio 19/a
ogni pomeriggio dalle 15:30 alle 19:00.

Il CSA provvederà ad inviare il materiale raccolto all’organizzazione del campo di Fossa "Epicentro Solidale".


per informazioni:
tel. 0744 403268
mail: bgcinaction@gmail.com

il CSA “Germinal Cimarelli”

Brushwood prima udienza


L’Avvocatura dello Stato non si costituisce parte civile, la Lorenzetti si, anche per il capo A, il reato di Associazione Eversiva.


L’Avvocatura dello Stato non si è fatta vedere gli Avvocati della Lorenzetti si.
E’ questa l’annotazione più interessante della prima udienza che ci giunge dal tribunale di Terni. La Lorenzetti interpreta la parte dello Stato e si fa Stato più dello Stato.
Che altro dire se non che i fatti rappresentano un utilizzo politico evidente della vicenda. Se questo sia più utile all’accusa o alla politica regionale non sappiamo, quello che sappiamo è che è utile ad entrambi, che così si sostengono reciprocamente e prolungano la loro partita.
Al politico a cui conviene dare l’immagine di essere sotto attacco terrorista, è difficile far capire che non fa certo una bella figura continuare a utilizzare quattro ragazzi per evocare quello che nessuno ha visto per il semplice fatto che non c’è.
Per il resto una udienza dai caratteri preliminari, con lo smaltimento di una consistente parte della documentazione presentata.
Dalle nove un presidio del Comitato 23 Ottobre e dei Cobas sotto il Tribunale ha ricordato l’operazione Brushwood, il ruolo dei Ros e del Potere Politico Regionale nella vicenda, l’ingiusta carcerazione dei ragazzi spoletini, la ridicola accusa di associazione terrorista.
( notizie su Brushwood su: www.comitato23ottobre.com e su: liberatemichele.blogspot.com)


Comitato23Ottobre

venerdì 3 aprile 2009

La marcia su Milano

Pd e Udc: "Va vietato". Il sindaco: "Evento di idee". Controcorteo e tensione. Con Forza Nuova da tutta Europa. L’Anpi: uno sfregio. Il timore che si ripetano gli incidenti del 2006 di corso Buenos Aires. I centri sociali organizzano un happening culturale.


Milano, 3 aprile 2009 — I «camerati» arriveranno dalla Francia, dal l’Inghilterra, da Cipro, dall’Ungheria e da mezza Italia. Hanno raccolto l’invito dell’euro parlamentare Roberto Fiore. Qualche giorno fa il sito del suo movimento, Forza Nuova, pubblicizzava l’evento con la foto in bianco e nero di un corteo, ragazzi schierati con i caschi in testa e i bastoni impugnati a due mani. I gruppi di estrema destra europea si riuniranno domenica all’hotel Cavalieri di Milano per il convegno «La nostra Europa: popoli e tradizione contro banche e poteri forti». Per il vasto ed eterogeneo arco del l’antifascismo milanese (dalle associazioni partigiane e di ex deportati, agli studenti, alla sinistra, ai centri sociali), quel l’incontro è però «uno sfregio che una città medaglia d’oro per la Resistenza non può accettare ».

Conseguenza: contro manifestazione. Migliaia di persone in piazza. E una do manda: che ruolo e che spazio avranno i gruppi di opposizione più estremisti? È la memoria della cronaca recente a rendere l’aria molto tesa. Sono i fotogrammi della guerriglia urbana dell’11 marzo 2006, in corso Buenos Aires, contro una manifestazione della Fiamma Tricolore. O gli scontri del 28 febbraio scorso a Bergamo, con i centri sociali che manifestavano contro l’apertura di una sede di Forza Nuova. Il rischio è rappresentato dai gruppi che potrebbero cercare il contatto, o partire in cortei estemporanei, probabilmente da piazza della Scala, per avvicinarsi a piazza Missori, in pieno centro, dove si terrà il convegno. Il più duro a protestare, ieri, è stato il presidente dei senatori dell’Udc Gianpiero D’Alia: «Il Governo chiarisca se esistono i presupposti per consentire una manifestazione di organizzazioni ispira te al fascismo e al nazionalsocialismo, e che richiamano all’odio e alla discriminazione ». D’Alia ha elencato: parteciperanno militanti del Front National di Le Pen, che «considera le camere a gas un dettaglio della Storia. I neonazisti tedeschi di Voigt, il partito xenofobo britannico Bnp, oltre a quello ungherese Miep, che vorrebbe riabilitare Hitler».


Stessa posizione di Anna Finocchiaro e Luigi Zanda, presidente e vicepresidente dei senatori del Pd: «Chiediamo al ministro dell’Interno di vietare il raduno internazionale nazifascista, che appare una provocazione inaccettabile in uno Stato democratico». I centri sociali hanno annunciato un «happening culturale » con Moni Ovadia, Re nato Sarti, Bebo Storti. Il presi dente della Provincia, Filippo Penati, ha accusato il vice sindaco Riccardo De Corato di es sere «un vecchio fascista». La replica: «Straparla». Nel suo atto costitutivo, il Bnp inglese è impegnato «nel contrastare l’immigrazione non-bianca» verso la Gran Bretagna. Il sindaco Letizia Moratti ha dedicato alla vicenda una frase stringata: «Sono manifestazioni di idee, se non ci sono problemi di ordine pubblico non mi sento di intervenire».


Gianni Santucci - Corriere della Sera

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