venerdì 10 aprile 2009

PERCHÉ È IL GIORNO DEL LUTTO.

Mentre si scava tra le macerie, nella speranza di trovare ancora qualcuno in vita, il Presidente del Consiglio apre il suo show dal suo salotto preferito di Porta a Porta di Vespa, improvvisando comunicazioni istituzionali via etere a due dei suoi ministri in studio.

Snocciola i numeri dell'intervento, in un clima di unità nazionale, “oggi è il giorno del silenzio e del dolore, e non della polemica, si è affrettato a dichiarare”, innalzando ulteriori veli di ipocrisia.

Ma qualcuno dovrà pur dirlo che è il giorno del lutto perché, in questo paese, la speculazione e le sanatorie in questi anni non hanno consentito uno straccio di lavoro per la prevenzione?

Qualcuno dovrà pur dirlo che è il giorno delle morti e degli sfollati perché in questo paese 'grandi opere' significa solo opere ad uso e consumo dei grandi interessi di parte!

Questo oggi è un paese dove la costruzione di un ospedale, come quello de L’Aquila, costruito da pochi anni, non viene vista come un’opportunità di dare un servizio alla cittadinanza, ma, dalle imprese, come un’occasione di attingere al denaro pubblico, per gli amministratori, di avere un appalto da gestire, con il relativo codazzo di clientele. E per questo non si bada a come si costruisce, ne dove, ma solo a quanto ci si guadagna.

E noi non possiamo stare zitti. Non possiamo non denunciare l'assoluto abbandono che vivono le nostre città dal punto di vista dell'adeguamento urbanistico e antisismico. Non possiamo far finta che a L'Aquila non siano crollati edifici che non sarebbero dovuti crollare, perché costruiti in epoche in cui era già da tempo possibile costruire con sistemi antisismici.

Qualcuno dovrà pur denunciare il fatto che non si possono avere così tanti crolli in un terremoto tutto sommato modesto dal punto di vista della sua intensità?

La PRETESA È CHE LA SICUREZZA DELLA POPOLAZIONE NON DEBBA ESSERE SEMPRE MESSA IN SECONDO PIANO DA UN SISTEMA POLITICO – IMPRENDITORIALE MALATO governato a colpi di tangenti, dominato dal profitto sovrabbondante, che produce spesso opere e prodotti qualitativamente inadeguati, perché realizzati con ribassi e risparmi non giustificati sui materiali e sulla mano d’opera.

È questo un paese dove pur di rilanciare l’impresa del cemento si stravolgono le leggi in materia, derogando da tutti i piani vigenti, attraverso una specie di condono “preventivo” sugli ampliamenti.

È un paese dove l’unica norma sta diventando ormai la mancanza di regole rispettate.

Quando questa situazione produce morti e drammi la rabbia è troppo forte ed non si può contenere o rinviare solo per un ipocrita “unità d’intenti” che con costoro non ha basi per esistere.

Denunciare tutto ciò non per fare speculazione politica e per sottrarci alla solidarietà concreta: molti nostri compagni in queste ore stanno materialmente portando il loro fattivo aiuto a quanti sono rimasti coinvolti dal sisma in Abruzzo. Un aiuto concreto, dettato dalla partecipazione ad un dramma umano a cui nessuno può sottrarsi.


COBAS - INPDAP

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