di Carmine Gazzanni

A distanza di nove anni oramai è certo: in Afghanistan non c’è alcuna lotta al terrorismo, nessuna missione di pace, ma solo e semplicemente una guerra. Checché se ne dica. I numeri, infatti, parlano chiaro: quasi 2.000 soldati morti e circa 40.000 tra militari e civili afghani caduti sotto i colpi delle micidiali armi che si stanno utilizzando in questa “missione di pace”. E poi ci sono anche i cosiddetti “danni collaterali”: 10.000 civili morti per errore, perché si sono trovati nel momento sbagliato nel posto sbagliato.

E a chi imputare responsabilità? Certamente ai cosiddetti “potenti” che, ipocriti, hanno fatto leva sulle coscienze parlando di “lotta al terrorismo”, “esportazione di democrazia”. Ed invece non si nascondono che interessi esclusivamente economici, come rivela anche uno sconvolgente dossier di “Peace Reporter”.

E allora chiediamoci anche noi: quali sono gli interessi economici che si celano dietro questa guerra? Nel dossier si parla, infatti, di diverse ipotesi: risorse energetiche, la pipeline trans-afgana, l’importante posizione strategica del territorio afgano soprattutto per frenare le mire espansionistiche della Cina, “considerata dal Pentagono come la maggiore minaccia potenziale all’egemonia militare ed economica globale degli Stati Uniti non solo in Asia, ma anche in Medio Oriente, Africa e America Latina”. Ma sono altri i possibili interessi su cui fa leva il dossier.

LA DROGA. Forse, infatti, dietro la guerra ci sono interessi inconfessabili: “quelli legati al controllo del traffico mondiale dell’eroina, ovvero di uno dei business più redditizi del pianeta, con un giro d’affari annuo stimato attorno ai 150 miliardi di dollari l’anno”.
D’altronde la Cia non è nuova a questa politica: è risaputo, infatti, che il boom della produzione di oppio/eroina negli anni ’70 in Laos, Birmania e Cambogia è stato opera dalla Cia, che con i ricavi del narcotraffico finanziava le operazioni anti-comuniste nel Sudest asiatico; così come è risaputo che stessa cosa avvenne negli anni ‘80 in America Latina, per finanziare (con i proventi della coca) “la guerriglia antisandinista dei ‘Contras’ in Nicaragua, e in Afghanistan per finanziare (con i proventi dell’eroina) la resistenza anti-sovietica dei mujaheddin”. Non è un caso, infatti, che i talebani, notoriamente sostenuti dalla Cia (come dimostrato anche da diversi documentari), continuarono a fare affari negli anni con la produzione di droga.
Ed ora arriviamo ad oggi: “Secondo un numero sempre maggiore ed eterogeneo di esperti e di persone ‘ben informate’, la Cia avrebbe in sostanza appaltato produzione e lavorazione di droga al ‘narco-Stato’ guidato da Karzai, proteggendo le rotte di smercio via terra (Pakistan, Iran e Tajikistan) e gestendo direttamente il trasporto aereo all’estero”.

Secondo un’inchiesta televisiva condotta dal canale russo “Vesti”, infatti, “l’eroina afgana – si legge nel dossier – viene portata fuori dall’Afghanistan a bordo dei cargo militari Usa diretti nelle basi di Ganci, in Kirghizistan, e di Inchirlik, in Turchia”. E la giornalista afgana Nushin Arbabzadah sembrerebbe confermare queste voci, ritenendo che la droga viaggi nascosta nelle bare dei militari Usa, riempite di droga appunto, al posto dei cadaveri.
Ma anche altri confermerebbero la pista del narcotraffico. Il giornalista russo Arkadi Dubnov di “Vremya Novostei”, riportando informazioni fornitegli da una fonte all’interno dei servizi afgani, ha scritto che “l’85 per cento di tutta la droga prodotta in Afghanistan è trasportata all’estero dall’aviazione Usa“.
E ancora. Quest’estate il generale russo Mahmut Gareev, un ex comandante delle truppe sovietiche in Afghanistan, ha dichiarato a “Russia Today“: “Gli americani non contrastano la produzione di droga in Afghanistan perché questa frutta loro almeno 50 miliardi di dollari all’anno. Non è un mistero che gli americani trasportano la droga all’estero con i loro aerei militari“.
Il giornalista statunitense Dave Gibson di “Newsmax“, citatndo una fonte anonima dell’intelligence Usa, ha affermato che “la Cia è sempre stata implicata nel traffico mondiale di droga e in Afghanistan sta semplicemente portando avanti quello che è il suo affare preferito, come aveva già fatto durante la guerra in Vietnam“.
L’economista russo Mikhail Khazin in un’intervista ha dichiarato che “Gli americani lavorano duro per mantenere in piedi il narcobusiness in Afghanistan attraverso la protezione che la Cia garantisce ai trafficanti di droga locali“.
E infine abbiamo Eric Margolis che, sull’ “Huffington Post”, scrive:Le esperienze passate in Indocina e Centroamerica suggeriscono che la Cia potrebbe essere coinvolta nel traffico di droga afgana in maniera più pesante di quello che già sappiamo. In entrambi quei casi gli aerei Cia trasportavano all’estero la droga per conto dei loro alleati locali: lo stesso potrebbe avvenire in Afghanistan“.

DROGA – BANCHE. CHE RAPPORTO? Molti, ancora, sono quelli che ritengono ci sia un legame tra il narcotraffico e la crisi economica bancaria. Sempre nel dossier leggiamo quanto affermato da Antonio Maria Costa, direttore generale dell’Ufficio delle Nazioni Unite per la Droga e la Criminalità (Unodc), il quale, in un’intervista al settimanale austriaco “Profil“, ha dichiarato: “Il traffico di droga è l’unica industria in espansione. I proventi vengono reinvestiti solo parzialmente in attività illecite. Il resto del denaro viene immesso nell’economia legale con il riciclaggio. Non sappiamo quanto, ma il volume è impressionante. Ciò significa introdurre capitale da investimento. Ci sono indicazioni che questi fondi sono anche finiti nel settore finanziario, che si trova sotto ovvia pressione dalla seconda metà dello scorso anno. Il denaro proveniente dal traffico di droga attualmente è l’unico capitale liquido da investimento disponibile. Nella seconda metà del 2008 la liquidità era il problema principale per il sistema bancario e quindi tale capitale liquido è diventato un fattore importante. Sembra che i crediti interbancari siano stati finanziati da denaro che proviene dal traffico della droga e da altre attività illecite. E’ ovviamente arduo dimostrarlo, ma ci sono indicazioni che un certo numero di banche sia stato salvato con questi mezzi”.

E continuano a parlare di “missione di pace” …

tratto da http://lospecchioblog.altervista.org/specchio/?p=2383