martedì 12 ottobre 2010

PROVE DI STATO DI POLIZIA A PALERMO


Ancora una volta studenti antifascisti, che manifestavano contro le aggressioni sistematiche da parte di appartenenti ai circoli dell'estrema destra, sono stati arrestati, davanti ad una scuola, e denunciati per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale, oltre che per manifestazione non autorizzata. Altri tre ragazzi sono stati denunciati “solo” per resistenza a pubblico ufficiale.

Secondo la questura l'intervento degli agenti della Digos avrebbe dovuto impedire il “contatto” con un gruppetto di esponenti di destra che contestavano il volantinaggio. L'episodio non è un caso isolato, ha purtroppo numerosi precedenti in altre città italiane, ma assume contorni ancora più gravi
in una città come Palermo.
Gli arresti di studenti davanti al Liceo Umberto si inseriscono in una serie di interventi delle forze di polizia che a Palermo hanno colpito duramente chiunque si faceva portatore di istanze sociali, come le famiglie sgomberate da casa Guzzetta alcuni mesi fa, dopo che le stesse forze di polizia, lo scorso gennaio, avevano tentato di chiudere in modo violento l'esperienza del laboratorio Zeta di Palermo. In quella occasione i ragazzi arrestati vennero subito rimessi in libertà e successivamente assolti dalle accuse formulate dalla polizia. Mentre finirono sotto inchiesta alcuni poliziotti che si erano distinti nel colpire a freddo con i loro manganelli diversi esponenti della società civile palermitana, tra questi un docente universitario, che manifestavano la loro solidarietà nei confronti del Laboratorio Zeta sotto sgombero. Una vicenda che la magistratura deve ancora chiarire, con urgenza ancora maggiore dopo i fatti successi davanti al Liceo Umberto la mattina di sabato 9
ottobre.

Mentre si sottovaluta da tempo il rischio costituito dalle organizzazioni neofasciste, verso le quali numerosi poliziotti simpatizzano apertamente, al punto da utilizzare come suoneria dei loro telefoni inni di stampo fascista, si utilizza la larghissima discrezionalità concessa alla polizia dalla formulazione generica dei reati di resistenza e di manifestazione non autorizzata, usati come, e dopo i manganelli, per sanzionare penalmente il dissenso sociale e persino la difesa dei valori costituzionali, principi che si basano proprio sul rifiuto netto della violenza e vietano la ricostituzione di formazioni che si ispirano apertamente al fascismo.
Ogni occasione sembra buona per impartire una “lezione” a chi osa ancora protestare, mentre le direttive e le circolari del ministro Maroni sulle manifestazioni, seguite dagli indirizzi gerarchici dei vertici di polizia, danno mano libera agli agenti, prima nel manganellare, e poi nel redigere i verbali, magari procurandosi referti di comodo, anche a costo di travisare la verità dei fatti. Una verità che- come ci insegnano diversi eventi già verificatisi a Palermo- viene ricostruita artificiosamente sulla base delle testimonianze di una sola parte, anche quando foto e video smentiscono clamorosamente le ricostruzioni ufficiali . Un'azione di volantinaggio non può diventare ( nei verbali) una manifestazione che richiede una autorizzazione preventiva del Questore, né può costituire un pericolo per l'ordine pubblico.
Attendiamo che la magistratura, ancora una volta, sappia ristabilire le regole dello stato di diritto, e garantisca, oltre alla libertà di manifestazione, una effettiva applicazione dell'art.13 della Costituzione che afferma la natura eccezionale degli arresti di polizia, che sembrano invece diventati la norma, e punisce qualunque violenza sulle persone sottoposte a restrizioni nella propria libertà personale. Anche su vicende come questa si gioca il rispetto del principio di indipendenza della magistratura, ed è in gioco la fiducia che i cittadini democratici potranno ancora riporre in futuro nei confronti dei giudici e delle forze dell'ordine.
La manifestazione (di protesta contro le aggressioni subite dagli studenti ad opera di fascisti), davanti al liceo Umberto, non poteva rappresentare alcun pericolo per l'ordine pubblico. Le testimonianze proveranno che non c'era alcun rischio di scontro tra i manifestanti e gli aderenti alle
organizzazioni di destra presenti davanti alla scuola. Ed è gravissimo che la polizia, dopo avere manganellato gli studenti che protestavano, abbia preteso la cancellazione di foto e filmati che documentavano quanto era veramente accaduto. Un comportamento che si spiega solo con la consapevolezza degli abusi subiti e con la protervia di chi pensa di godere di una garanzia di impunità.

Non vorremmo che l'intervento della polizia davanti all'Umberto sia una reazione alla grande
manifestazione di dissenso che ha unito gli studenti medi ed universitari in tutte le principali città italiane nella giornata di venerdì 8 ottobre. Se si voleva intimidire, è bene che si sappia, che gli arresti di sabato scorso produrranno proprio l'effetto contrario, aumentando la solidarietà attorno all'antifascismo militante, con una partecipazione sempre più ampia alla lotta degli studenti, ma anche dei docenti, del personale amministrativo e dei precari, nelle scuole e nelle università.
Alla vigilia di un autunno sul quale incombono pesanti nuvole nere, come le insegne dei fascisti che vengono legittimati in ogni occasione da esponenti di questo governo e da chi li rappresenta a livello locale, chiediamo a tutti di sentirsi direttamente coinvolti da questo inasprimento della repressione nei confronti di coloro che esercitano il diritto di manifestare e di esprimere il loro dissenso. Prima è toccato agli immigrati ed agli operai, adesso agli studenti, domani chiunque rivendichi in uno spazio pubblico i propri diritti sociali potrà essere ritenuto una minaccia
per l'ordine e la sicurezza, e potrà subire lo stesso trattamento inferto sabato agli studenti antifascisti che manifestavano davanti al Liceo Umberto.

Parteciperemo compatti allo sciopero generale della scuola del prossimo 15 ottobre, senza paura e pronti a denunciare qualunque violazione dello stato di diritto e delle regole costituzionali, da qualunque parte provenga. Solidarietà e partecipazione saranno la nostra risposta allo squadrismo fascista ed alla violenza di stato.

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