venerdì 2 agosto 2013

Comunicato stampa in solidarietà a Marta






 
Ciò che spinge centinaia di migliaia di persone da più di un decennio a scendere in piazza, anzi, a salire in Val Susa a protestare contro la costruzione della TAV (Treno ad Alta Velocità) è la piena consapevolezza che il destino dei territori deve essere deciso dalla gente che li abita e non da interessi economici di pochi. Quei pochi che, in nome della costruzione del percorso ferroviario d’avanguardia che unirebbe l’Italia al Portogallo (anche se il Portogallo ha deciso di non finanziare più il progetto a causa della crisi economica) non ci raccontano come stanno davvero le cose.

Allora ci proviamo noi: 1 solo km di Tav costa 164 milioni di euro, esattamente quanto 1000 case popolari o quanto un anno di tasse universitarie per 250 mila studenti; 3 metri di TAV costano quanto 4 sezioni di scuola materna; 500 metri di TAV costano quanto un ospedale da 1200 posti letto, 226 ambulatori e 38 sale operatorie.

Pochi e semplici numeri che metterebbero in imbarazzo qualsiasi persona...a meno che della Valle si sappia altro.

Nella notte fra il 19 e il 20 luglio c’è stata una nuova manifestazione in Val di Susa: una passeggiata notturna verso le reti del cantiere nel corso della quale c’è stato un agguato da parte della polizia, che per la prima volta è uscita dalle reti. Quest’operazione ha portato al ferimento di decine di manifestanti e all’arresto di nove attivisti, sette dei quali si trovano tuttora agli arresti domiciliari.

Fra questi attivisti arrestati c’è Marta che, dopo aver subito una carica pesante da parte della Polizia, è stata fermata e picchiata violentemente.

Mentre due poliziotti la stavano già portando via, ha ricevuto: una manganellata a pieno viso sul labbro (sei punti esterni e due interni); palpeggiamenti al seno e in mezzo alle gambe da parte di alcuni agenti; insulti e sputi da una poliziotta (“Sei una puttana lo sai vero che sei una puttana? Ora con quella bocca lì non la fai più la puttana.”).

Il giorno seguente ha subito anche un linciaggio mediatico da parte di Stefano Esposito, senatore del Pd, che su tweet dichiara: “Parte da Pisa per andare a fare la guerra allo Stato, prende giustamente, qualche manganellata e si inventa di essere stata molestata #bugia”.
Questa è l’ennesima dimostrazione di come l’oppressione si manifesta in duplice modo se a subirla è una donna: se sei donna non bastano le manganellate, i calci e i gas lacrimogeni, ti ritrovi anche gli insulti sessisti e le molestie sessuali.
Basti ricordare come sono state trattate dai media le donne della Valle: buone massaie, madri e casalinghe con passeggini quando marciano pacifiche davanti al cantiere, puttane, mascoline e violente quando il cantiere cercano di abbatterlo.
Se non con Marta quando?
Se toccano una toccano tutte.
                                                                 Le De'Genere








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