Ciò che
spinge centinaia di migliaia di persone da più di un decennio a scendere in
piazza, anzi, a salire in Val Susa a protestare contro la costruzione della TAV
(Treno ad Alta Velocità) è la piena consapevolezza che il destino dei territori
deve essere deciso dalla gente che li abita e non da interessi economici di
pochi. Quei pochi che, in nome della costruzione del percorso ferroviario
d’avanguardia che unirebbe l’Italia al Portogallo (anche se il Portogallo ha
deciso di non finanziare più il progetto a causa della crisi economica) non ci
raccontano come stanno davvero le cose.
Allora ci
proviamo noi: 1 solo km di Tav costa 164 milioni di euro, esattamente quanto
1000 case popolari o quanto un anno di tasse universitarie per 250 mila
studenti; 3 metri di TAV costano quanto 4 sezioni di scuola materna; 500 metri
di TAV costano quanto un ospedale da 1200 posti letto, 226 ambulatori e 38 sale
operatorie.
Pochi e
semplici numeri che metterebbero in imbarazzo qualsiasi persona...a meno che
della Valle si sappia altro.
Nella notte fra il 19 e il 20 luglio c’è stata una nuova manifestazione in Val di Susa: una passeggiata notturna verso le reti del cantiere nel corso della quale c’è stato un agguato da parte della polizia, che per la prima volta è uscita dalle reti. Quest’operazione ha portato al ferimento di decine di manifestanti e all’arresto di nove attivisti, sette dei quali si trovano tuttora agli arresti domiciliari.
Fra questi
attivisti arrestati c’è Marta che, dopo aver subito una carica pesante da parte
della Polizia, è stata fermata e picchiata violentemente.
Mentre due
poliziotti la stavano già portando via, ha ricevuto: una manganellata a pieno
viso sul labbro (sei punti esterni e due interni); palpeggiamenti al seno e in
mezzo alle gambe da parte di alcuni agenti; insulti e sputi da una poliziotta
(“Sei una puttana lo sai vero che sei una puttana? Ora con quella bocca lì non
la fai più la puttana.”).
Il giorno
seguente ha subito anche un linciaggio mediatico da parte di Stefano Esposito,
senatore del Pd, che su tweet dichiara: “Parte da Pisa per andare a fare la
guerra allo Stato, prende giustamente, qualche manganellata e si inventa di
essere stata molestata #bugia”.
Questa è l’ennesima
dimostrazione di come l’oppressione si manifesta in duplice modo se a subirla è
una donna: se sei donna non bastano le manganellate, i calci e i gas
lacrimogeni, ti ritrovi anche gli insulti sessisti e le molestie sessuali.
Basti ricordare
come sono state trattate dai media le donne della Valle: buone massaie, madri e
casalinghe con passeggini quando marciano pacifiche davanti al cantiere,
puttane, mascoline e violente quando il cantiere cercano di abbatterlo.
Se non con Marta quando?
Se toccano una toccano tutte.

Le De'Genere
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