venerdì 26 marzo 2010

(Ancora) Dalla Grecia



[Significativo documento circolato nei cortei di Atene e Salonicco all'ultimo sciopero generale greco, l'11 marzo scorso]



“Democrazia
Non c'è scampo.
I grandi cazzi sono fuori.
Fotteranno ogni cosa a vista d'occhio.
Guardati le spalle."
Harold Pinter (aveva scritto questo già nel 2003)



Nel momento storico attuale la contraddizione del capitale diviene vieppiù chiara ovunque nel mondo. I proletari in tutto il globo sono in agitazione perché la loro stessa riproduzione diventa sempre più difficile. Come è ormai difficile per i proletari continuare le loro esistenze, è il capitale esso stesso come rapporto di sfruttamento che è in crisi di riproduzione. Le attuali lotte dei proletari sono l'espressione della forma attuale di questo rapporto di sfruttamento.
Durante l'ultimo anno in Cina dove l'economia continua a crescere molto velocemente, tutti i tipi di contraddizioni sono in aumento. Scontri di lavoratori con la polizia sono comuni per una serie di ragioni: per le rivendicazioni di aumento dei bassissimi salari (sui quali è basata l'esorbitante crescita economica), per contrastare le recinzioni delle terre nei villaggi, per ottenere indennizzi per i lavoratori licenziati, contro l'inadeguatezza del sistema sanitario che si manifesta con l'alto tasso di mortalità infantile. Negli Usa dove è apparso un record storico negativo di lotte rivendicative dei lavoratori, migliaia di senza casa e disoccupati occupano case sfitte che erano state sequestrate dalle banche e gli studenti occupano le università in California e a New York scrivendo sui loro striscioni: "Abbiamo deciso di non morire", rivendicando così ciò che fino a poco fa sembrava garantito e cioè semplicemente la possibilità di continuare ad essere studenti. La riproduzione della loro stessa vita (certo da una ben peggiore posizione imposta dalla gerarchia degli stati capitalistici) rivendicano i proletari in Sud Africa e in Algeria, quando si scontrano con la polizia perché continuano a non avere acqua o elettricità e sono forzati a vivere negli slums; così come in India, perché il prezzo del pane sale repentinamente e vengono affamati a morte. Nell'ultimo anno in Spagna i lavoratori dei cantieri navali hanno messo a fuoco macchine della polizia; in Sud Corea operai disoccupati hanno da parte loro occupato fabbriche e si sono scontrati con la polizia per due mesi e mezzo; in Bangladesh, ancora operai disoccupati si sono scontrati con la polizia e hanno bruciato fabbriche. In Francia e Belgio lavoratori disoccupati hanno sequestrato i loro manager, piazzato esplosivi nelle fabbriche e minacciato di farle saltare se non indennizzati per il loro licenziamento. In India e Cina hanno ucciso i dirigenti durante conflitti per migliaia di licenziamenti annunciati.

In questa fase storica le lotte proletarie sono obiettivamente lotte per affermare la stessa sopravvicenza.
Allo stesso tempo, la ristrutturazione dei rapporti di lavoro si accelera e la precarietà è ora la situazione predominante per ognuno. La precarietà si manifesta nei modi peggiori: 43 suicidi di impiegati a France Telecom in due anni ma anche 1 milione di disoccupati che negli Usa attendono disperatamente di sapere se Obama prolungherà ancora una volta gli assegni di disoccupazione che scadono ad aprile o se saranno lasciati senza niente. Le cifre della disoccupazione in molti paesi stanno raggiungendo livelli più alti di quelli di qualsiasi altro periodo storico.
Nella fase storica in cui siamo, il proletariato è più che sufficiente per il capitale. Il più recente non può effettivamente valorizzare il precedente, cioè, non può produrre l'equivalente del profitto necessario perché una parte di esso sia collocata di nuovo investimenti lucrosi. E' questa l'essenza di ogni crisi capitalista al di là della forma che prende. La forma presente di cirsi mette oggettivamente la riproduzione dei proletari al centro della contraddizione. La crisi che è apparsa dapprima come crisi debitoria delle famiglie proletarie negli Usa si è già trasformata in una crisi dei debiti pubblici e può trasformarsi in crisi monetaria; cioè, crisi del debito di grandi paesi con valuta forte o blocco totale di stati capitalisti come l'Unione Europea. La crisi del debito spinge il capitale a volgersi verso la sua sola scelta attuale, che è continuare la strategia che ha creato questa crisi, cioè ridurre ulteriormente salari e indennità in ogni modo possibile. Questa è la sola scelta per il capitale, perché la crisi del debito è il risultato della globalizzazione e della ristrutturazione dei rapporti capitalistici da cui non si può tornare indietro. Dal punto di vista del proletariato: “Catturato nello strangolamento della competizione che può ridurre i prezzi solo riducendo i salari, nella schiavitù del debito che è diventato semplicemente indispensabile come reddito di sopravvivenza, il salariato ha, per coronare tutto ciò, la possibilità di essere tiranneggiato a sue spese, dal momento che i risparmi strumentalizzati dalla finanza di borsa, risparmi che chiedono d'essere ripagati senza fine, sono i loro" (Le Monde Diplomatique, marzo 2008). Dal punto di vista del capitale, è l'implacabile caccia al più basso prezzo possibile del lavoro lungo il pianeta, ma che ha un limite e cioè l'esistenza e la riproduzione della forza lavoro per come è socialmente definita in ciascuno stato capitalista.

Il capitalismo è spinto a tentare di risolvere la crisi distruggendo il capitale fisso (edifici, macchinari, infrastrutture) e il capitale variabile (umano) per ricreare le condizioni della sua riproduzione, senza essere, al momento, in grado di fare questo con il solo mezzo effettivamente diretto: la guerra generale, globale. Così, per il momento, la ristrutturazione inevitabilmente si approfondisce. Il taglio dei salari arriva al punto in cui il salario più basso e l'assegno di disoccupazione tendono a pareggiarsi, come risulta nell'esplosivo indebitamento si sempre più proletari. Le provatizzazioni dei settori di riproduzione (salute, educazione, protezione sociale) si moltiplicano, i disoccupati hanno indennizzi sempre più piccoli e sono sospinti a condizioni di lavoro servili con salari al di sotto della soglia di sopravvivenza. Il periodo storico presente tocca i suoi limiti. E' per ciò che gli stati piazzano corpi di guardi polizieschi fuori dalle scuole in Francia o dentro le scuole negli Usa, per arrestare gli studenti indisciplinati. La sola strada per il capitale oggi è la repressione, cioè, non c'è assolutamente via d'uscita dalla crisi. Questo è ovvio in casi di disastri naturali come ad Haiti o in Cile. In questi casi, il sistema capitalista è messo direttamente in questione dai proletari che, temporaneamente inabili ad essere forza lavoro, organizzano l'espropriazione dei beni e li usano secondo le loro necessità di sopravvivenza; e la sola via per mantenere la proprietà capitalista è usare la violenza militare. Si impongono il coprifuoco la notte e assassini diretti (Haiti) o carcerazioni senza processo (Cile) e improvvisamente la vita somiglia alla vita dei prigionieri nei campi di concentramento come per i migranti senza documenti che a migliaia vivono imprigionati ai confini di ogni stato capitalista.

L'attacco del capitale contro questa parte della classe lavoratrice in Grecia è un aspetto della crisi di riproduzione dei rapporti capitalistici. La Grecia oggi è nell'occhio del ciclone della crisi del debito per molte ragioni. La più importante è che la parte più precaria del proletariato si è ribellata in un modo che tutti conosciamo nel Dicembre 2008. La Grecia è il laboratorio di sperimentazione della nuova fase della ristrutturazione globale assolutamente necessaria al capitale. La borghesia in Grecia, come molto spesso è accaduto in passato, chiama in aiuto le borghesie più potenti per imporre una nuova forma di sfruttamento (sin dall'inizio, il governo ha annunciato un debito pubblico più alto di quello annunciato dal precedente governo per accelerare l'introduzione del Programma di Stabilità) ma quelle stesse borghesie sono al centro della crisi globale. L'intera stampa economica internazionale attende di conoscere la reazione del proletaria qui in Grecia e così avere una panoramica della situazione internazionalmente. Le maggiori concentrazioni degli squali del credito sono in competizione fra loro per prestare allo Stato greco e così controllarlo in futuro e per questa via controllare la forma e l'intensità dello sfruttamento del proletariato locale. La creazione del Fondo Monetario Europeo secondo gli standard del FMI mostra chiaramente che la contraddizione della competizione fra capitali ora può essere risolta temporaneamente ma anche che non importa chi sia lo sfruttatore del proletariato.

Ogni tentativo di presentare la situazione migliore di come realmente è, semplicemente cade in un gap di senso. Ogni tentativo di presentare la ristrutturazione come un attacco della Germania contro la Grecia è buono solo per stazioni Tv di serie B, anche se Syriza cerca di propugnarlo dichiarando nonsense sulla “moneta sacra" a compensazione dell'occupazione della Germania nazista. Un tipo di propaganda orwelliana dei mass media è stata necessariamente mobilitata e la ristrutturazione è stata presentata come un disastro naturale. Al momento, questa propaganda ha avuto successo parzialmente. Diversi chierici e lavoratori nel settore privato salutano la riduzione dei salari degli impiegati nel settore pubblico. Gli impiegati del settore pubblico sono divisi sulla base di chi è “davvero privilegiato" e chi no. Ma tutto ciò ha una data di scandenza. Se qualcuno vuole sapere cosa significa questo essere privilegiati, può chiedere ai licenziati dell'Olimpic Airways che hanno occupato l'Ufficio Generale della Contabilità dello Stato sebbene 15 giorni prima avrebbero riconosciuto “il difficile e abbastanza pesante programma del Ministro" quando il ministro di passaggio li ha ignorati dopo che lo avevano pregato di conceder loro un incontro. O anche, a proposito dell'impatto dell'attesa ristrutturazione sulla vita quotidiana, si può chiedere ai lavoratori della Tipografia Nazionale che dopo aver letto il testso del piano d'austerità e realizzato che il 30 per cento del loro reddito ne viene tagliato, hanno deciso di occupare l'edificio in cui lavorano per bloccare la pubblicazione della Gazzetta Ufficiale! O si può anche chiedere loro a proposito del ruolo dei leader dei sindacati, che hanno fatto finire l'occupazione perché avevano ottenuto oralmente “la promessa del governo" di una circolare che avrebbe emendato la legge!

Non c'è nessuno che possa migliorare la situazione. Le cerimoniali manifestazioni convocate dai sinistri, fintanto che rimangono tali, non otterranno altro che mostrare il vicolo cieco. Siamo di fronte allo smascheramento della realtà dai veli dei politici. Le pietre che sono volate l'ultimo Venerdì (del precedente sciopero generale, ndt) e che hanno coperto il cielo non erano ancora abbastanza per farci ascoltare da loro. Quando sempre più disoccupati occuperanno palazzi e la polizia li reprimerà, quando sempre più lavoratori e disoccupati precari si scontreranno con le forze della repressione ad ogni occasione, quando il caos sociale tenderà ad auto-organizzarsi e prenderà la forma della rivolta di classe, allora i sorrisi dei mezzobusti dei telegiornali si ghiacceranno e il combattimento raggiungerà i livelli della violenza accumulata per anni dall'accumulazione del capitale e dall'espropriazione delle vite dei proletari.


“Quello che è accade nella storia, oggi, può essere comparato solo con i maggiori disastri geologici che cambiano la faccia della Terra...
" Victor Serge

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