venerdì 9 aprile 2010

Intervista a Haitham al-Khatib, giornalista-videomaker del comitato popolare "friends of freedom and justice" di Bi'lin


Haitham al-Khatib è giornalista e vive a Bil’in, villaggio occupato della Cisgiordania. Al-Khatib filma i raid, così come le manifestazioni settimanali contro il Muro e per questo motivo è diventato una personalità ben conosciuta attraverso i suoi coraggiosi reportages.

Quella che segue è un'intervista che ha rilasciato qualche mese fa


Com’è la vostra vita quotidiana attualmente ?

Haitham al-Khatib : A causa dei raid, la notte non dormo e giro nel villaggio con dei militanti internazionali e degli amici per sorvegliare su ciò che fanno i soldati quando giungono nel villaggio mascherati, tra le 2 e le 4 del mattino e invaono le nostre abitazioni. I nostri figli sono terrorizzati. A 15 anni, sono stato io stesso imprigionato: avevo veramente paura e così oggi sento la responsabilità di fare un tentativo per mettere fine a ciò che accade e aiutare le future generazioni.

Tutti i venerdì filmo le manifestazioni nonviolente contro il Muro. Le forze di occupazione hanno rubato oltre la metà delle nostre terre per costruire le colonie e il Muro: così noi protestiamo. Quest’anno durante una manifestazione hanno ucciso un caro amico, Bassem Abu Rahme. Aveva le braccia alzate e diceva ai soldati di non sparare perchè un israeliano era stato ferito, ma lo hanno ucciso lo stesso. Dopo questo incidente ho capito quanto sono importanti le immagini per far conoscere la verità ; l’esercito ha dichiarato che Bassem è stato ucciso perchè lanciava pietre. Io stavo fotografando in quel momento; pensavo che Bassem fosse solo ferito, ma quando ho capito la situazione, lo choc mi ha fatto abbandonare il mio apparecchio fotografico.

JM : Qual è l’impatto dei raid notturni sulla vostra vita familiare ?

HK : Io ho perso il mio lavoro di elettricista da quando sono iniziate le incursioni notturne e dunque siamo in una situazione finanziaria molto difficile. Non solo da me, ma tutti gli abitanti del villaggio dormono vestiti perchè ognuno teme di essere il prossimo a essere buttato giù dal letto sotto la minaccia di un’arma automatica. Io non dormo più a casa, perchè, se vogliono me, preferisco che almeno i miei figli riposino.

Mio figlio più piccolo, Karme, ha due anni. Gli è stata diagnosticata una leucemia quando aveva otto mesi. Lo portavo tutti i giorni all’ospedale di Gerusalemme, ma ora incontro sempre più difficoltà nell’ottenere i permessi necessari dalle autorità israeliane. Così ci va mia moglie. L’autorità palestinese pagava le cure per Karme, ma non possiamo più contare sul suo sostegno: all’inizio dell’anno hanno cessato di pagare e ho dovuto trovare 20.000 NIS (circa 3800 €). La mia famiglia non può permettersi tali spese ospedaliere.

JM : Perchè filmate gli attacchi notturni ?

HK : Perchè ho l’impressione che sia mio dovere mostrare al mondo la realtà di ciò che accade qui. E perchè immagino che, se la mia telecamera non fosse lì, i soldati israeliani si comporterebbero in modo ancora più brutale e resterebbero più tempo nel villaggio. Noi andiamo in giro anche per tentare di bloccare gli arresti violenti dei nostri ragazzi, anche se sembra impossibile.

JM : Siete mai stato ferito mentre filmate ?

HK : Si, molte volte ! Durante una recente invasione, alcuni soldati hanno tentato di imprigionarmi, ma sono scappato e mi sono ferito a una gamba con un pezzo di metallo di una macchina. I soldati mi hanno lasciato quando hanno visto che ero steso per terra.
I soldati mi attaccano spesso e cercano di rompere la mia telecamera, come è successo durante l’ultimo raid.
Ma sono stato ferito anche molte volte durante le manifestazioni nonviolente contro il Muro. Una volta, mentre facevo delle foto, un soldato mi ha detto che se non la smettevo, mi sparava un colpo in testa. Io non ho creduto alle sue parole e ho continuato a fare ciò che stavo facendo. E lui mi ha sparato un proiettile di gomma-acciaio e mi ha fratturato il cranio. Mentre ero in terapia intensiva, pensavo a una sola cosa : « Perchè ? » Non stavo facendo niente di male, ma i soldati non volevano che il mondo intero vedesse la verità sulle loro azioni mentre vantavano la « democrazia » israeliana sui grandi mezzi di comunicazione.
Ma non si tratta solo di me: centinaia di persone e numerosi giornalisti sono stati feriti durante queste manifestazioni non violente.

JM : Progetti per il futuro ?

HK : Sogno di poter insegnare a filmare agli abitanti del mio villaggio, affinchè, quando i loro figli saranno arrestati o rapiti, le loro madri lo potranno mostrare al mondo intero.
La settimana prossima vado in Svizzera con Shai Pollak, un militante e regista israeliano, un amico, per presentare "Bil’in Habibti" (un film di Shai sulla campagna di resistenza nonviolenta nel nostro villaggio) al Festival della Biennale Libera dell’Immagine in Movimento, a Ginevra.
Spero che questo film servirà per dimostrare al mondo che il Muro non è lì per questioni di sicurezza, come vuol fare credere Israele, ma per rubare le nostre terre e costruire colonie illegalmente.

JM : Riuscite a vedere la fine dell’occupazione ?

HK : Credo che un giorno ci arriveremo, ma per ora bisognerà lottare ancora a lungo. Se tutta la Palestina seguirà il modello Bil’in, saremo liberi.

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