mercoledì 7 luglio 2010

Aquilani in corteo a Roma, scontri e due feriti I manifestanti assediano il Senato

Arrivano in cinquemila, tafferugli con le forze dell'ordine. Protesta davanti a palazzo Grazioli. Cialente: "Non meritavamo di essere trattati così". Per Bersani fischi e applausi: "Dico sì ad una tassa di scopo per l'Aquila"




ROMA - Non si sono fatti fermare dal grande caldo e dalla paura di un'intera giornata sotto il sole ma, svegli dall'alba, migliaia di aquilani si sono messi in marcia verso Roma per dare vita a una grande manifestazione e lanciare un Sos al Governo. Nessuna bandiera di partito, solo quella nero-verde della città, colori scelti dagli aquilani dopo il terremoto che già nel 1703 distrusse il capoluogo abruzzese. Il nero del lutto, il verde della speranza. Aderiscono alla manifestazione 53 dei 59 comuni del cratere, la Provincia dell'Aquila, i sindacati, compreso quello di polizia, tutte le organizzazioni di categoria, ma anche cittadini di Avellino e Palermo, arrivati per dimostrare solidarietà. Sospensione di tasse e tributi, occupazione, sostegno all'economia: queste le richieste degli aquilani, che dal prossimo dicembre dovrebbero tornare a pagare le tasse e gli arretrati al 100%.

Il primo blocco in via del Corso. Alle 10:45 più di 40 pullman e tanti mezzi privati arrivano nella Capitale e già si capisce che non sarà una manifestazione facile. Il primo blocco è all'inizio di via del Corso. Polizia e carabinieri, schierati in assetto antisommossa, bloccano l'accesso dei manifestanti che, a gran voce, chiedono solo di poter arrivare a piazza Colonna. Qualche spintone e qualche coro contro il governo: un centinaio di persone prova a forzare il cordone, ma niente da fare. Vola qualche schiaffo e a farne le spese è anche Giovanni Lolli, deputato aquilano del Pd: "Le ho prese anche io - racconta a chi gli chiede cosa sia accaduto -. Ero lì davanti, di schiena, e a un certo punto sono arrivati colpi. Non ce l'ho con i poliziotti, che sono solo ragazzi mal pagati. Ma con chi li comanda...".

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Tensione e tafferugli. Ma il momento più teso arriva circa mezz'ora più tardi quando, tolto il primo blocco, il corteo viene costretto a fermarsi a cento metri da piazza colonna da un cordone ancora più robusto di polizia, carabinieri e guardia di finanza. "Vogliamo solo chiedere aiuto: siamo senza casa e senza lavoro, perché non ci lasciate il diritto di manifestare?", gridano in molti. Ma i manganelli spuntano quasi inaspettati. A qualche spinta un po' più corposa, gli agenti rispondono con gli sfollagente e ne fanno le spese due ragazzi. "Mi sono trovato davanti, inerme. Non ho detto e non ho fatto nulla, ma mi sono trovato schiacciato tra i pochi che spingevano e quelli che menavano - racconta Marco, che ha la testa fasciata e il volto dolorante e incredulo di chi non riesce a capire il perché di una reazione così forte -. Quello che mi dispiace è che da una manifestazione pacifica venga fuori questa immagine. Non siamo venuti a fare casino, ma solo a rivendicare i nostri diritti e a chiedere sostegno per la nostra città".

Spintonato anche il sindaco Cialente
. "Non meritiamo di essere trattati così, abbiamo sempre fatto manifestazioni pacifiche e il blocco da parte delle forze dell'ordine non me lo aspettavo. Non ci è bastato il terremoto abbiamo preso anche le botte". Massimo Cialente, sindaco dell'Aquila, anche lui in testa al corteo e, come Lolli, vittima di qualche 'pestonè commenta amareggiato i tafferugli. "Sono stato calpestato nei tafferugli a piazza Venezia mentre cercavo di calmare gli animi", ha rassicurato Cialente, dopo che si era sparsa la voce che fosse stato colpito da una manganellata.

Neanche il blocco all'incrocio tra via del Corso e via di Pietra viene superato e i manifestanti, solo dopo aver deviato per i vicoli ed essersi ricompattati in piazza Capranica, riescono a raggiungere piazza Colonna. "Siamo stanchi di un anno di promesse che non vengono mai mantenute - urla un rappresentante del comitato 3.32 -. È la prima volta che dopo un terremoto non viene stanziato un fondo per la ricostruzione. Siamo senza casa, senza lavoro... senza speranza. Siamo forti... ma a questo punto per niente gentili".

Bersani: "L'Aquila priorità numero uno". In piazza Colonna arrivano Bersani, accolto da fischi e applausi, e Marco Pannella, entrambi invitati dai cittadini, stanchi per la lunga mattinata, ma per niente rassegnati, a parlare con i terremotati. "Ci siamo informati di quello che è avvenuto in queste ore - ha detto il segretario del Pd riferendosi agli scontri -. Si tratta di episodi intollerabili. Il Governo non può far trovare la polizia davanti a una manifestazione". E poi, in merito alle tasse ha aggiunto: "Stiamo facendo battaglie sulle tasse e chiediamo che, come per gli altri terremoti ci sia una legge che colleghi emergenza e ricostruzione". Incalzato dai manifestanti sulla necessità di introdurre una tassa di scopo Bersani ha aggiunto: "C'è bisogno di risorse finanziarie certe che provengano dal bilancio pubblico e da interventi straordinari, anche di solidarietà, quindi anche da una tassa di scopo. Per noi la priorità numero uno - ha concluso - è l'Aquila. Sono state fatte delle promesse e devono essere mantenute".

In marcia verso il Senato, ma nuovo blocco davanti a Palazzo Grazioli. Il mare di bandiere nero verde riprende a muoversi. Destinazione: palazzo Madama. Ma appena imboccata via del Plebiscito un nuovo blocco ostacola i manifestanti. Davanti a Palazzo Grazioli, il cui portone viene prontamente chiuso, gli aquilani non possono passare. "Vogliamo arrivare a Piazza Navona prima che termini al Senato la discussione sulla manovra economica - urla al megafono Sara Vegni del comitato 3.32 -. Siamo persone civili e ragionevoli, non ci interessa fermarci davanti a palazzo Grazioli. Il corteo fino a Piazza Navona è autorizzato dalla Questura di Roma. Invece non ci fanno passare".

Nuovo dietrofront. È stata necessaria una lunga trattativa perché gli aquilani si convincessero a cambiare per l'ennesima volta itinerario. Poi, tutti stretti in un cordone che ha bloccato la strada, con Cialente e i sindaci dei comuni del cratere in testa, si sono diretti, attraverso via delle Botteghe Oscure, a piazza Navona, dove hanno dato vita a un sit-in. Per pochi minuti su Palazzo Madama sventola la bandiera dell'Aquila. Ad esporla i senatori Idv, Stefano Pedica e Giuliana Carlino che, accedendo dalla sala Maccari, hanno raggiunto il balcone che si affaccia sopra l'ingresso principale di corso Rinascimento. Subito dopo i commessi hanno rimosso la bandiera.

tratto da repubblica.it

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