venerdì 9 luglio 2010

Conferenza stampa 09/07/2010 Sala Consigliare comune di Terni

La spiegazione è semplice: oggi in realtà in Italia c'è un drammatico vuoto di potere. Ma questo è il punto: non un vuoto di potere legislativo o esecutivo, non un vuoto di potere dirigenziale, né, infine, un vuoto di potere politico in un qualsiasi senso tradizionale. Ma un vuoto di potere in sé.
Come siamo giunti, a questo vuoto? O, meglio, "come ci sono giunti gli uomini di potere?".
La spiegazione, ancora, è semplice: gli uomini di potere democristiani sono passati dalla "fase delle lucciole" alla "fase della scomparsa delle lucciole" senza accorgersene


PIER PAOLO PASOLINI

La scomparsa delle lucciole” 1 febbraio 1975 Corriere della Sera


Pasolini nel 1975, pochi mesi prima di morire avvertiva che le lucciole, quei pochi sopravvissuti che tentavano di lanciare bagliori nel buio, sono scomparse. Le lucciole di Pasolini erano i marginali, quelli che resistevano alla caduta verticale verso l’omologazione dei tempi, alla luminosità accecante della società della spettacolo o al buio profondo della dittatura mascherata da democrazia.


Oggi le lucciole ancora ci sono, ma sono sempre meno e sempre più minacciate.


Questo documento è il frutto della discussione che alcune realtà e singoli impegnati nelle attività culturali e sociali della città. Abbiamo deciso di scriverlo per trovare le parole giuste per parlare alla città di questo strisciante processo di omologazione, e per lanciare un allarme sulla pericolosa china che sta prendendo la nostra città.


Negli ultimi mesi stiamo assistendo:


  • Ad un taglio netto delle risorse dedicate alle politiche culturali e sociali da parte del Comune di Terni. Questi tagli compromettono l’esistenza del tessuto connettivo della città, costringendo molte realtà a chiudere le proprie attività e a rendere più povera l’offerta culturale della città.


  • Ad un utilizzo sconsiderato di azioni unilaterali come le ordinanze comunali o azioni repressive da parte della Questura come gli avvisi orali e i divieti che - di solito applicati a reati mafiosi- cercano di ridurre l’attività sociale e politica a “problema” di ordine pubblico o quella culturale a disturbo della “quiete”.


  • All’esplicazione di una politica dell’ordine e della sicurezza che in modo retorico attraverso le ordinanze antirumore e antibivacco, le telecamere in centro e poliziotti e i carabinieri di quartiere e le intimidazioni delle forze dell’ordine, attraverso multe e avvisi orali descrivono una città in allarme che la popolazione percepisce al di là del reale, e individua i giovani come un problema di ordine pubblico e non come le forze propulsive della città


Ma dietro a tutto questo si nasconde:


  • la tendenza oramai portata a strategia di marketing dell’utilizzo della percezione della paura come strumento terroristico per anestetizzare le popolazioni e controllare di riflesso i pochi che resistono.


  • la debolezza della politica di fronte alle lobby di potere di alcune categorie della città. In questo caso vediamo come alcuni commercianti influenzino le scelte dell’amministrazione in un processo partecipato solo da pochi. Facendo del centro città non più un luogo attraversabile e vivibile come luogo pubblico ma come una costellazione di locali ed esercizi commerciali.


  • l’assenza nella politica locale di una consapevolezza e di uno spessore intellettuale, di una strategia, di una visione sulla città che comprenda lo sviluppo economico, la gestione dei beni pubblici e lo sviluppo del tessuto culturale e sociale. In assenza di risorse economiche la politica locale invece di coinvolgere tutti nella definizione di strategia alternative decide preventivamente di assediare le possibili aree di dissenso quando dovrebbe far leva proprio sui settori più creativi, innovativi e organizzati.


Per questo abbiamo deciso di reagire e di iniziare una campagna di comunicazione con la città rispetto a queste tematiche, perché siamo convinti che nessuno vuole una città addormentata, noiosa, dove aleggi la percezione di un pericolo inesistente, che non offra opportunità per giovani e meno giovani, che riduca il dissenso e la diversità ad un problema di ordine pubblico.

Terni è una città accogliente e aperta, facciamo in modo che rimanga tale e che possa in più diventare attrattiva, vivace, creativa e quindi in grado di produrre innovazione


Alcune proposte:


  • il ritiro delle ordinanze antirumore e antibivacco e la fine delle politiche repressive che mortificano l’agibilità democratica, le realtà vive del territorio e l’intelligenza dei cittadini


  • l’utilizzo della partecipazione come strumento privilegiato dell’amministrazione per definire le politiche in ambito di qualità urbana, politiche culturali e sociali.


  • L’investimento di maggiori risorse nei settori chiave dello sviluppo e della tenuta sociale della città e la realizzazione di politiche lungimiranti e innovative ( distretto culturale, sostenibilità ambientale, qualità degli spazi urbani... )


  • l’elaborazione di strategie di sostegno e di facilitazione per tutte quelle realtà del volontariato che contribuiscono alla rete dei servizi della pubblica amministrazione


  • la definizione di un’idea di città solidale, aperta, plurale, viva, creativa e giovane e la creazione di un tavolo tra le forze attive della città e gli amministratori locali per stabilire quali strategie mettere in atto per realizzare questa visione.


  • Promuovere i giovani come motore dello sviluppo economico, culturale e sociale della città. Rompere il meccanismo di autoconservazione della oramai invecchiata classe dirigente di questa città.



I giovani della città, le forze attive del territorio in ambito sociale e culturale e politico devono assumersi la responsabilità di invertire questa rotta, di uscire dalla difesa della propria storia personale e dei piccoli interessi e impegnare le proprie risorse, le proprie capacità, le proprie idee per realizzare una visione più ampia e complessa della città che vogliamo.


Non c’è più nulla da difendere, è arrivato il tempo di costruire un presente diverso, di essere protagonisti comuni delle possibilità di sviluppo della nostra città

Togliamo la sordina a Terni. Costruiamo la città dei nostri desideri.

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