lunedì 19 luglio 2010

Il movimento per l'acqua "bene comune" porta le firme in Cassazione


Oltre 1 milione e quattrocentomila firme. Questo l’ottimo risultato della raccolta di sottoscrizioni per l’acqua pubblica che oggi (19 luglio) vede la consegna delle firme presso la Corte di Cassazione a Roma, in piazza Navona, dove sono presenti i comitati di sottoscrizione per la ri-pubblicizzazione dell'acqua, gli artisti per l'acqua e i rappresentanti delle associazioni e dei comitati territoriali.
Un grande risultato che praticamente triplica la soglia minima prevista di 500.000 firme, raggiunta molto in anticipo rispetto alla scadenza odierna.

Sono tre i quesiti che il gruppo di associazioni sta cercando di portare alle urne: il primo ha come obiettivo preciso l’abrogazione del decreto Ronchi approvato lo scorso novembre dall’attuale governo; il secondo e il terzo, invece, mirano a cancellare norme precedenti che, secondo i promotori, finalizzano la gestione del servizio idrico alla produzione di profitti. L’obiettivo è quello di portare almeno 25 milioni di italiani nella primavera dell’anno prossimo.

Qualora uno o più referendum siano ammessi il successivo passaggio è quello della cosiddetta «indizione», un istituto che coinvolge nella scelta della data il Ministero degli interni e il Presidente della Repubblica. Il referendum dovrà essere indetto in una domenica compresa fra la metà di aprile e la metà di giugno del 2011 e sarà valido qualora vi partecipino il 50% più uno degli aventi diritto al voto. Se, raggiunto il quorum, il numero dei «sì» dovesse essere superiore a quello dei «no», le disposizioni legislative oggetto di referendum verranno abrogate con effetto dalla data di pubblicazione dell'esito sulla Gazzetta Ufficiale. Il referendum verrà rinviato di un anno qualora le Camere vengano sciolte, mentre non sarà effettuato se dovesse essere promulgata una legge che ne accoglie sostanzialmente il risultato proposto dai promotori o ancora nel caso in cui l'atto avente forza di legge contro cui esso viene promosso venga dichiarato costituzionalmente illegittimo dalla Corte Costituzionale.

Sono il secondo e terzo quesito in particolare, rispettivamente sui «modelli di gestione» e sulla «remunerazione del capitale investito», a creare le premesse per un'autentica gestione dell'acqua come «bene comune», da governare fuori dalla logica del profitto e con strumenti informati alla logica della sola pubblica utilità e non a quella aziendalistica. La presenza del secondo e del terzo quesito caratterizza la vera e propria «inversione di rotta» proposta dal Forum italiano movimento per l'acqua.


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