martedì 20 luglio 2010

Il volo estivo degli avvoltoi


Il balletto intorno ai morti, il loro uso a scopo propagandistico, è quanto di più osceno si possa immaginare: il volo degli avvoltoi intorno ai cadaveri dura a volte anni e anni e non si ferma neanche d’estate. E così anche quest’anno, puntuale come il Natale, stiamo assistendo alla strumentalizzazione di Carlo Giuliani, nei giorni in cui ricorre l’anniversario del suo assassinio. Nichi Vendola, per lanciare la sua candidatura a successore di Berlusconi (…), non ha esitato infatti a farsi un po’ pubblicità dichiarando che deve vincere per gli eroi dei nostri giorni, «Falcone, Borsellino e Carlo Giuliani», definito «l’eroe ragazzino» (leggi). Immediatamente “Nikita” è balzato su tutte le prime pagine dei giornali: e via con le critiche al suo “paragone”, che viene definito “aberrante” e “folle” (da Germana, del Pdl, partito i cui esponenti giudicano un “eroe”, invece, Vittorio Mangano), “vergognoso” (da Bertolini, sempre Pdl), frutto di una “sbornia colossale” (da un sindacato di polizia), “delirante” (da Cavaliere, della Giovane Italia), “forzato, rozzo e volgare” (da un articolo sul sito di La7 che, in modo questo sì forzato, rozzo e volgare, paragona e assimila Carlo alla mafia). Un momento di celebrità, uno spazietto in cui fare le proprie dichiarazioni, non si nega a nessuno, né a Vendola né a Cavaliere, soprattutto in questi periodi estivi in cui i media hanno come massima occupazione quella di spiegarci che non è il caso di uscire di casa tra le 2 e le 4 del pomeriggio, specialmente se si è anziani. E in questo contesto ha trovato il suo spazio anche Luciano Violante che, mentre nel 1996 invocava alla comprensione di quei “ragazzi” di Salò che combatterono per la Repubblica sociale italiana, oggi non esita a definire “un errore che va corretto subito” il commento di Vendola: almeno su questo, nessuno potrà dire che non ci sia sintonia tra dirigenza e base del Pd, se la base è quella che l’anno scorso, a Genova, ha applaudito entusiasta Gianfranco Fini – lo stesso Gianfranco Fini che nei giorni del G8 stava nella centrale operativa della Questura di Genova mentre centinaia di compagni e compagne venivano massacrati per le strade – che affermava di essere soddisfatto che la Corte europea per i diritti dell’uomo avesse stabilito con una sentenza che Placanica aveva agito per legittima difesa (vedi). Anche il tg di La7, neodiretto da Enrico Mentana, ha potuto dire due – scandalizzate – parole su Carlo Giuliani, “rimasto ucciso per un colpo di pistola sparato da un defender” (come si sa, i defender sparano da soli…). Non poteva mancare, infine, il commento di Pigi Battista sul Corriere della sera, che almeno – e questo è tutto dire – non nega un tributo di rispetto a Carlo Giuliani, pur negando, nella migliore tradizione, che il suo sia stato un “delitto di Stato” (leggi).

“Nikita” quindi, ottenuta la pubblicità che desiderava speculando senza ritegno sulla morte e sulla memoria di un compagno, non ha esitato a fare marcia indietro e a smentire: nessun paragone tra Falcone e Borsellino e Carlo Giuliani, sono stato strumentalizzato (leggi)! Come successore di Berlusconi potrebbe avere in effetti un certo successo…

Da parte nostra non abbiamo mai pensato che Carlo fosse un eroe, soprattutto in un paese in cui gli “eroi” sono Vittorio Mangano e Pietro Taricone: Carlo era un compagno, un fratello, era uno di noi, uno come noi, uno che combatteva e lottava, al nostro fianco, per lo stesso mondo che vorremmo noi. Non abbiamo mai pensato, del resto, neanche che fosse una “vittima”, espressione che va tanto di moda nel contesto pseudo-culturale di oggi, che serve ad abbattere le differenze tra chi combatte dalla parte giusta e chi combatte da quella sbagliata, equiparando tutti nella morte, soprattutto se avvenuta in modo violento. Carlo però è stato ammazzato dallo Stato, da quello stesso Stato che ha diretto i massacri in piazza, nella scuola Diaz e poi a Bolzaneto: e per questo non accettiamo banali semplificazioni che riducono Carlo Giuliani ad “eroe” o a “vittima”. Siamo d’accordo con quanto ha affermato oggi Giuliano Giuliani: “non ho mai detto di mio figlio che era un eroe, per me era solo un ragazzo che si batteva per affermare le sue idee, la difesa delle libertà e dei diritti delle persone, idee che raccontano la storia del mondo. Vorrei solo una cosa: che si ricordasse, non si dimenticasse mai che Carlo è stato ucciso dallo Stato”. Costruire polemiche ad arte intorno alla parola “eroe” a cosa serve? Si cancellano le responsabilità di chi dell’omicidio di Carlo è stato colpevole, si nasconde il fatto che ancora oggi – a 9 anni da quei giorni – ci sono compagni che rischiano anni ed anni di carcere, mentre le forze di polizia e i loro dirigenti che, a tutti livelli, di quei giorni di “macelleria messicana” sono stati responsabili hanno avuto assoluzioni e, in molti casi, avanzamenti di carriera, si riduce tutto a chiacchiericcio da spiaggia, senza nessun interesse per la verità e per la giustizia per quei giorni. Come 9 anni fa, siamo oggi al fianco dei compagni e delle compagne che, in quei giorni di Genova, si ribellarono e che, per questo, ancora oggi sono vittime delle maglie repressive dello stesso Stato che dell’omicidio di Carlo, e degli insabbiamenti e delle mistificazioni che ci sono state costruite sopra, è responsabile. E lo siamo nella consapevolezza che Carlo vive e che i morti sono loro.

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