venerdì 18 febbraio 2011

Il St. Pauli vince il derby in casa dell'Amburgo. Ed è il delirio

st._pauli_mangia_hsvDopo dieci giorni di rinvio, si è finalmente giocato l'unico derby di Germania, rinviato dieci giorni prima per una presunta cattiva tenuta del nuovo manto erboso dello stadio dopo i lavori di rifacimento. Ad Amburgo, in casa dell' HSV, vi erano oltre 62.000 spettatori e la capienza ovviamente (non siamo certo in Italia) era esaurito da giorni. Oltre 7.000 fortunati tifosi del St. Pauli hanno potuto vedere la vittoriosa esibizione, anche fortunata, della propria squadra che dopo 34 anni è riuscita a uscire vittoriosa dallo stadio dei cugini. Altri 15.000 meno fortunati se la godevano nel loro più familiare ed accogliente stadio, davanti al maxi schermo allestito per l'occasione, per poi riversarsi gioiosamente nelle strade del quartiere e festeggiare.

Questa volta, dopo l´annullamento della partita programmata per la scorsa domenica, l´organizzazione tedesca è stata perfetta, sin dalla mattina la polizia controllava diligentemente tutte le zone nevralgiche della città, in particolare il quartiere dove sorge lo stadio con i suoi punti storici, le birrerie e le sedi sociali. Per la partita il servizio di tranvia di Amburgo aveva anche predisposto un sevizio gratuito per i tifosi del St. Pauli.
Con lo scenario della neve a bordo campo per la copiosa caduta nei giorni precedenti e circa zero gradi di temperatura, la partita si presentava come il classico derby tra Davide contro Golia, il bello contro il brutto, Il socialismo contro il capitalismo, il proletariato contro la borghesia. Insomma, qualcosa che va oltre ad un semplice derby.
Il pronostico e le previsioni erano tutte per l'Amburgo, che invece ha fatto lo stesso errore che fece la Juventus nella finale di Atene nel 1983 proprio contro l´'Amburgo, stesso quando pensava di aver vinto ancora prima di giocare. La squadra di casa è arrivata allo stadio scortata da migliaia di tifosi, portati quasi in trionfo come se avesse già vinto la partita, tra feste e urla di gioia, mentre i proletari e sconosciuti giocatori del St. Pauli arrivavano in punta di piedi. Succedeva così che Van Nistelrooy buttava al vento varie occasioni, che Petric si dimenticava di aver eliminato anni fa con un suo gol l'Inghilterra dai mondiali e faceva altrettanto durante il derby.
biglietto_hsv-st_pauliI proletari invece sentivano il derby e la pressione che i 7.000 supporters completamente colorati di bianco e marrone, e logicamente con il rosso, mettevano con i loro cori folkloristici (“Siamo zecche, zecche asociali, dormiamo sotto i ponti, siamo qui per il Sankt Pauli e cantiamo per il Sankt Pauli… siamo zecche) quasi facendosi beffe delle provocazioni anche politiche che venivano dalla parte dei nerazzurri di Amburgo.
Il St. Pauli iniziava contratto, nervoso e solo in rare occasioni superava la metà campo, anche se al 43' del primo tempo gli veniva negato un rigore sacrosanto. Nel secondo tempo le cose cambiavano, con gli amburghesi che si innervosivano incamerando ammonizioni e cambiando anche gli attaccanti. Il St. Pauli veniva fuori spesso con veloci combinazioni, il famoso dai e vai di trapattoniana memoria, e sia sulla destra che sulla sinistra trovava enormi praterie. In questa maniera Gunesch, grande sconosciuto della difesa proletaria, trovava dalla distanza il "sette" ma l´attento portiere avversario Rost metteva in angolo. Solo il preludio al gol che veniva immediatamente da quel corner, battuto proprio dal settore dei settemila tifosi del St. Pauli, che forse proprio loro pennellavano la palla sulla testa di Asamoah che infilava in rete.
Il boato si è sentito fino in cittá. Nel settore ospiti i supporter che da oltre 34 anni non vincevano nella casa dei cugini andavano totalmente fuori di testa. Negli ultimi minuti il St. Pauli replicava ai confusi e furenti attacchi dall'Amburgo con pericolosissimi contropiede. Ebbers, appena subentrato ad Asamoah, si mangiava il gol dello 0-2 da solo davanti al portiere. Gli olé finali ad ogni passaggio, di chiara origine sudeuropea, chiarivano anche l´internazionalità della tifoseria del St. Pauli.
Il fischio finale proiettava questa giornata nella leggenda del St. Pauli. da una parte i giocatori dell'Amburgo si riversavano a terra disperati e piangenti, dall'altra i marroni del St. Pauli cantavano sotto la curva e i distinti dei propri tifosi per oltre un'ora.
Alle 21.30 eravamo ancora dentro lo stadio mentre il direttore sportivo dell'Amburgo, in conferenza stampa, non trovava termini per la sconfitta. La parola "vergogna" era la più usata. Nello stesso momento si vedeva lo sconosciuto portiere del St. Pauli, all'esordio, girare per il campo con una maglietta con scritto “vittoria nel derby”. Pochi sanno che mesi prima il ragazzo era stato vittima di un agguato di ritorno da una trasferta, insieme ad alcuni tifosi, da parte degli ultras dell'Amburgo. Erano alla stazione ferroviaria, intorno alle una di notte e lui, grande e grosso, si mise in mezzo a dare una mano ai tifosi che erano stati atttaccati. Con la sua borsa da calcio la leggenda dice che riusci a farsi valere e fare scappare gli aggressori. Per premio quindi il mago allenatore del St. Pauli, Stanislawski, gli promise che la sua rivincita sportiva se la sarebbe ripresa sul campo nel derby di ritorno. Comprensibile anche che la sua esultanza sia andata un po' fuori dalle righe quando con una pedata ha deciso di abbattere la bandierina del calcio d´angolo con il simbolo di casa sotto la curva dell'Amburgo.
Il problema dell'Amburgo è che da ormai anni il presidente si orienta a modelli di organizzazione più italiani che tedeschi, facendo del club quasi una gestione privata a dispetto degli oltre 90.000 soci che fanno della squadra neroazzurra uno dei più grandi club tedeschi. Ma i manager e il presidente stanno portando il club alla rovina e i soci non riescono a far cambiare marcia. Il d.s. sembra oltretutto non avere grande personalità ed è una testa di legno in mano alla presidenza, mentre l'allenatore non sa cosa farà domani.
Al contrario al St. Pauli gli oltre 15.000 soci dirigono il club, dettano le linee guida e sono loro a scrivere giorno dopo giorno la storia di questo club.

per Senza Soste, Massimo Finizio

18 febbraio 2011

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