sabato 12 febbraio 2011

"Moubarak sconfitto! E' il primo grande passo!"

mubarak_scappa_scarpeTutti guardano a Piazza AlTahrir e in milioni nel mondo possono finalmente liberare quel grido di gioia


che era fermo in gola da giorni. Moubarak ha lasciato la morsa, battuto, sconfitto dal movimento egiziano, dal suo divenire rivoluzionario. A Dicembre le prime immolazioni di giovani disoccupati, proletari e operai, e poi mentre la Tunisia rivoluzionaria faceva i suoi primi passi da Sidi Bouzid al resto del paese, anche in Egitto saliva la tensione. Come non riconoscersi in quella gente degna e coraggiosa? Tra quei studenti e studentesse, tra quei disoccupati e banlieusards, tra quegli avvocati, sindacalisti e operai ci si è riconosciuto mezzo mondo mentre non cedevano ad una repressione implacabile. E mezzo mondo ha gridato di gioia quando il 14 gennaio Ben Ali veniva sbattuto a terra dal movimento tunisino. Oggi dopo 20 giornate di lotte, scioperi generali, resistenza tenace e rilancio continuo di mobilitazione, il movimento anche in Egitto regala ai proletari, agli umiliati, ai poveri e agli sfruttati di tutti i continenti, massacrati dalla crisi, non più una speranza, ma una concreta certezza: rovesciare il tiranno è possibile.

La rivoluzione dei coraggiosi ha fatto il primo grande passo in Egitto, la salutano i kalashnikov puntati al cielo a Gaza, i clacson che impazzano per l'Avenue Bourghiba a Tunisi, per le strade di Amman, e nelle case degli algerini che domani scenderanno in piazza contro il regime. Un primo grande passo, è vero. Ma tutti sanno che è solo l'inizio e che la rivoluzione è appena cominciata. Lo dicono tutti a Piazza AlTahrir, lo affermano risoluti e commossi tanti intervistati egiziani da AlJazeera, lo twittano a milioni su un ashtag #jan25 che è un flusso di gioia e rilancio di lotta.

Sarà dura! Forse ancora più di prima: caduto il tiranno adesso c'è da lottare contro la tirannia, contro il sistema di Moubarak che ha garantito per anni gli interessi economici e politici del suo establishment, dell'America, dell'Europa e dei suoi alleati, primo tra tutti lo stato Israeliano che già si è detto preoccupato per la stabilità e la pace. I militari, mentre sorvegliano le piazze senza celare i sorrisi, sembrano intenzionati a sciogliere i due rami del parlamento e annunceranno nelle prossime ore le dimissioni del governo Shafiq, a quel punto sarà chiara la direzione in cui le istituzioni del post-Moubarak vogliono andare, con molta probabilità "accompagnate" dalla Casa Bianca. Intanto tra la gioia e la soddisfazione, il movimento festeggia e presidia tutte le piazze e le strade del paese, inonda le proprie città conquistate con la lotta mentre scopre collettivamente la sua potenza. E la reazione lo sa: dopo decenni di silenzio e oppressione, adesso anche in Egitto una generazione di giovani proletari, studenti e disoccupati si è riappropriata della politica, della prassi dell'organizzazione e della lotta, e la svolta è data e dovrà farci i conti. Ormai tra le rive del Nilo non si torna indietro, e da un pezzo non si ha più paura, la rivoluzione dei coraggiosi ha fatto il suo passo, e adesso non può che continuare a farsi largo più forte di prima.

Link: L'Egitto ha cacciato il Faraone

tratto da www.infoaut.org

12 febbraio 2011

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