sabato 19 marzo 2011

La Libia e il ritorno dell’Imperialismo Umanitario

usa_mondoÈ tornata la banda al completo: i partiti della Sinistra Europea (i partiti comunisti "moderati"), i "Verdi" di José Bové, ora alleati di Daniel Cohn-Bendit, che ancora non ha trovato da ridire su nessuna guerra degliUSA-NATO, vari gruppi troskisti e, naturalmente, Bernard-Henri Lévy e Bernard Kouchner, tutti a chiedere una specie di "intervento umanitario" in Libia o ad accusare la sinistra latinoamericana, le cui posizioni sono più sensibili, di agire come "utili idioti" del "tiranno libico".

Dodici anni dopo, è tutto esattamente uguale al Kosovo. Centinaia di migliaia di iracheni morti, la NATO in una posizione difficilissima in Afghanistan, e non hanno imparato nulla! La guerra del Kossovo è stata fatta per fermare un genocidio inesistente, la guerra dell’Afghanistan per proteggere le donne (andateci e verificate la loro situazione ora), e la guerra dell’Iraq per proteggere i kurdi. Quando capirete che a tutte le guerre si attribuiscono giustificazioni umanitarie? Pefino Hitler "proteggeva le minoranze" in Cecoslovacchia e Polonia.

Da parte sua Robert Gates avverte che qualsiasi segretario di Stato che consigli al presidente USA di mandare truppe in Asia o Africa "deve farsi degli esami alla testa". Anche l’Ammiraglio McMullen consiglia prudenza. Il grande paradosso dei nostri tempi è che i quartieri generali della pace siano al Pentagono e al Dipartimento di Stato, mentre il partito pro-guerra è una coalizione di neoconservatori e liberal interventisti, compresi guerrieri di sinistra umanitari, così come ecologisti, femministe o comunisti pentiti.

Quindi ora dobbiamo consumare meno per il riscaldamento globale del pianeta, ma le guerre della NATO sono riciclabili e l’imperialismo è diventato uno sviluppo sostenibile.

Naturalmente gli USA andranno o meno alla guerra per ragioni totalmente indipendenti dai consigli offerti dalla sinistra pro-guerra. Il petrolio non sarà probabilmente un fattore decisivo perché qualsiasi nuovo governo libico dovrà vendere petrolio e la Libia non ha l’influenza necessaria per avere un peso importante nel prezzo del petrolio. Chiaro che l’instabilità della Libia genera speculazione che di per sé influisce sui prezzi, ma è un’altro dscorso. I sionisti hanno probabilmente due idee conflittuali sulla Libia: odiano Gheddafi e glipiacerebbe abbatterlo, come Saddam, nelmodo più umiliante, ma non sono sicuri che gli piacerebbe l’opposizione (e per quel poco che sappiamo non gli piacerà).

Il principale argomento pro-guerra è che se le cose si faranno in modo rapido e facile si rivaluteranno la NATO e l’intervento umanitario, la cui immagine è macchiata dall’Iraq e dall’Afghanistan. Una nuova Grenada o, almeno, un nuovo Kossovo, è esattamente quello di cui si ha bisogno. Un’altra motivazione per un intervento è il miglior modo di controllare i ribelli, andandoli a "salvare" nella loro marcia per la vittoria. Ma è improbabile che funzioni: Karzai in Afghanistan, i nazionalisti kossovari, gli sciiti in Iraq e naturalmente Israele sono molto felici di ricevere l’aiuto statunitense, quando ne hanno bisogno, ma poi continuano con i loro propri piani. Inoltre, un’occupazione militare completa della Libia dopo la sua "liberazione" sarà difficile da mantenere, cosa che naturalmente fa sì che l’intervento sia meno attrattivo dal punto di vista USA

Per converso, se le cose andassero male sarebbe probabilmente il principio della fine dell’impero statunitense, da qui la prudenza dei funzionari in carica, la cui occupazione non è soltanto quella di scrivere articoli per Le Monde o parlare contro dittatori davanti alle telecamere.

È difficile per un cittadino normale sapere cosa sta succedendo esattamente in Libia, perché i media occidentali sono completamente screditati con la copertura degli avvenimenti in Iraq, Afghanistan, Libano e Palestina, e le fonti alternative non sono sempre affidabili. Questo naturalmente non ha preoccupato la sinistra pro-guerra che è assolutamente convinta che i peggiori reportage su Gheddafi siano veri, come dodici anni fa su Milosevic.

Il ruolo negativo della Corte Penale Internazionale si è mostrato di nuovo, qui, com’è successo con il Tribunale Penale Internazionale per la Jugoslavia, nel caso del Kosovo. Una delle ragioni per cui c’è stato uno spargimento di sangue relativamente limitato in Tunisia ed Egitto era che c’erano via d’uscita possibili per Ben Alí e Mubarak. Ma la "giustizia internazionale" vuole assicurarsi che non ci sia via d’uscita possibile per Gheddafi, né probabilmente per la gente a lui vicina, e con questo li incitano a lottare fino alla fine.

Se "un altro mondo è possibile", come ripete la Sinistra Europea, poi un altro Occidente dovrebbe essere possibile e la Sinistra Europea dovrebbe cominciare a lavorare al suo interno. Le recenti riunioni dell’Alleanza Bolivariana possono servire come esempio: Le sinistre in America Latina vogliono la pace e si oppongono all’intervento USA perché sanno che anche loro sono nel mirino degli USA e che i loro processi di trasformazione sociale richiedono soprattutto la pace e la sovranità nazionale. Per questo consigliano di inviare una delegazione internazionale, possibilmente guidata da Jimmy Carter (che nessuno può chiamare marionetta di Gheddafi), per cominciare un processo di negoziazioni tra il governo e i ribelli. La Spagna ha manifestato interesse per questa idea, ma naturalmente Sarkozy l’ha respinta. Questa proposta può apparire utopica ma non lo sarebbe tanto se fosse sostenuta dalle Nazioni Unite, che in questo modo rispetterebbe la sua missione –ma questo è impossibile a causa dell’influenza degli USA e dell’Occidente. Comunque non è così impossibile che ora, o in qualche crisi futura, una coalizione non-interventista di nazioni, comprese la Russia, la Cina, Paesi dell’America Latina e forse altri, uniscano i loro sforzi per costruire alternative affidabili di fronte all’interventismo occidentale.

A differenza della sinistra latinoamericana, la patetica versione europea ha perso ogni senso di ciò che significa fare politica. Non cerca di proporre soluzioni concrete ai problemi, ed è capace soltanto di prendere posizioni morali, in particolare la denuncia di dittatori e le violazioni dei diritti umani in tono magniloquente. La sinistra sociale democratica segue la destra con alcuni anni di ritardo e non ha idee proprie. La sinistra "radicale" si ingegna a denunciare i governi occidentali in tutti i modi possibili e allo stesso tempo chiede che questi governi intervengano in giro per il mondo per difendere la democrazia. La sua mancanza di riflessione politica la rende altamente vulnerabile alle campagne di disinformazione e a diventare tifosa passiva delle guerre degli USA-NATO.

Questa sinistra non ha un programma coerente e non saprebbe che fare nel caso che un dio la mettesse al potere. Invece di "appoggiare" Chávez e la Rivoluzione Bolivariana, un richiamo senza significato che alcuni adorano ripetere, dovrebbero apprendere umilmente da loro, e prima di tutto reimparare il significato di fare politica.

Jean Bricmont

CounterPunch

Fonte ww.rebelion.org

traduzione Andrea Grillo

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