Grosio, la protesta di due reduci della resistenza contro il restauro "filologico" della scritta
di LUIGI BOLOGNINI                       Come vanno questi fatti di solito: dei giovinastri  imbrattano targhe antifasciste più per ignoranza che per precise idee  politiche e vengono rampognati inutilmente da qualche anziano. Com'è  andata questa vicenda: degli anziani partigiani imbrattano una targa  fascista e vengono rampognati inutilmente da alcuni giovani, "perché non  si scrive sui muri".
Siamo all'uomo che morde il cane, siamo a  Grosio, in provincia di Sondrio, a suo tempo fu una delle capitali della  Resistenza antifascista. Una frase di Mussolini fatta scrivere dal  regime e recentemente restaurata  -  come l'intero palazzo che la  ospita  -  è stata imbrattata con la scritta "Vergogna". Autori, due  partigiani di 87 e 83 anni.
Due ragazzi irresistibili che sono  classe dirigente a tutti gli effetti: Giuseppe Cecini, 83 anni, è stato  sindaco, Giuseppe Rinaldi, 87 anni, è il presidente provinciale  dell'Anpi ("ma ora dovrò dimettermi: chi è indagato non può avere  cariche nella associazione").
"Bisogna essere forti nel coraggio.  Mai voltarsi indietro quando una decisione si è presa, ma andare sempre  avanti", dice la roboante frase mussoliniana restaurata nel 2005 con  l'intero palazzo, che ospita uffici comunali e il parroco e che durante  la Resistenza era sede delle Brigate Nere. I partigiani non l'hanno mai  presa bene, ma né la minaccia di non presenziare più alle cerimonie  ufficiali né tre incontri col sindaco di allora sono serviti. Mentre il  primo cittadino attuale non ha ancora deciso il da farsi.
Allora i  due hanno agito in proprio, all'alba di qualche giorno fa: hanno  appiccicato in cima a una canna da pesca un pennello e hanno scritto un  bel "Vergogna" con grafia tremante (per l'età o per l'indignazione?), ma  più che chiara. "La frase era stata cancellata il 25 luglio 1943,  abbiamo festeggiato l'anniversario aggiungendo una parola", dice uno dei  due stagionati teppisti. Che  -  racconta il quotidiano La provincia di  Sondrio  -  se la sono vista male: in piazza passavano giovani che  avevano appena finito di far bisboccia e che hanno preso a calci l'auto  dei partigiani accusandoli di inciviltà. Ma gente sopravvissuta a  picchiatori e squadracce non si fa spaventare da qualche ragazzotto, e i  due hanno risposto agli insulti con gli insulti.
Oltretutto  quel "Vergogna" non è stato un gesto impulsivo. Per dire, l'area è  videosorvegliata, ma i writer se ne sono fregati, anzi hanno portato una  telecamera per riprendersi e magari mostrare il filmato ai nipotini,  quegli stessi nipotini a cui viene detto che non si scrive sui muri. Il  Comune approva, senza dirlo troppo esplicitamente perché è pur sempre un  reato per cui c'è stata una denuncia: "Siamo contro chi insozza i muri   -  dice l'assessore ai Lavori Pubblici, Giovanni Curti, che è anche  presidente della sezione di Grosio dell'Anpi  -  ma è stata una chiara  provocazione. Quella frase di Mussolini andava cancellata del tutto, non  rifatta".             
 
                                                           
 
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