lunedì 2 agosto 2010

Bologna, a 30 anni dalla strage il governo "va in fuga"

Berlusconi manda il prefetto. Il «governo in fuga» non ricorda la strage

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«Questo è un governo in fuga» dice al telefono Paolo Bolognesi. Con la voce calma di chi ne ha viste già tante il presidente dell'associazione familiari delle vittime della strage di Bologna ragiona sulla notizia. Nessun rappresentante del governo verrà in città per la commemorazione del 2 agosto. Una novità assoluta per di più nell'anno del trentennale della bomba alla stazione che causò 85 morti e più di 200 feriti. Sarà il prefetto Angelo Tranfaglia a rappresentare l'esecutivo sul palco di piazza Medaglie d'oro e prima nell'incontro nella sala del consiglio comunale tra le autorità e i familiari delle vittime che quest'anno si annunciano più numerosi che mai, a Bologna sono attese tra le 250 e 300 persone da tutta Italia. «Posso capire che abbiano dei problemi interni notevoli ma quest'anno la scusa dei fischi non tiene e nemmeno quella che non erano tutelati sufficientemente - prosegue Bolognesi - è un affronto che viene fatto non solo ai familiari ma a tutto il paese e come ho visto il governo non c'era nemmeno da Borsellino; si vede che questa è la sua nuova linea di comunicazione». È molto probabile che la sedia vuota del governo entri in uno dei passaggi del discorso che Bolognesi farà in stazione. Critico il Pd locale mentre l'Idv ha condannato l'assenza come «un atto di viltà». Per Enzo Raisi, coordinatore del Pdl "scomunicato" perché è entrato a far parte del gruppo dei finiani alla Camera, «è una decisione assunta nello spirito di evitare polemiche, può essere vista come una mancanza di sensibilità ma è anche un modo per togliere la possibilità di contestazione». Il segretario nazionale del Pd Pierluigi Bersani ha scritto una lettera a Bolognesi in cui assicura l'impegno del partito perché il segreto di stato non venga allungato oltre i 30 anni e perché i risarcimenti alle vittime siano una realtà e non una corsa ad ostacoli. Sono le richieste dei familiari. Al governo infatti l'associazione voleva chiedere la rassicurazione sul segreto di stato e l'attuazione completa della legge 206 del 2004. «Quello che deve fare un familiare per avere il risarcimento è un percorso di guerra - dice il presidente - credo che questo sia una vergogna e per il governo che nel trentesimo anniversario manca all'appuntamento per dare delle risposte».
Ma questa "fuga" sa anche di indifferenza visto che quest'anno il rito della cerimonia era cambiato proprio tenendo conto del vespaio di polemiche che si scatenava per i fischi che accoglievano il discorso dal palco del ministro che parlava a Bologna. Nel 2009 era toccato a Sandro Bondi ma negli anni le contestazioni hanno colpito anche rappresentanti del centrosinistra. La decisione per mettere il trentennale al riparo da possibili bordate di fischi in piazza era stata quella di far parlare dal palco solo il presidente dell'associazione dei familiari delle vittime (l'unico che assieme al capo dello stato ha sempre visto accogliere il suo discorso con applausi). Un cambio di marcia deciso dal commissario prefettizio Anna Maria Cancellieri d'intesa con l'associazione dei familiari. Al 30 luglio non era arrivata nessuna comunicazione all'ufficio del cerimoniale del Comune e, come ha confermato il commissario, la comunicazione ufficiale è arrivata nella serata di venerdì in prefettura. C'è amarezza tra i familiari delle vittime «ma allo stesso tempo nessuno pensa che questo possa succedere», riflette Bolognesi. L'auspicio è che ci sia un ripensamento ma non sembrano esserci le condizioni perché questo avvenga.
Sul palco del piazzale della stazione accanto a quell'orologio bloccato alle 10.25 di trent'anni fa saliranno due donne di trent'anni, a loro il compito prima dell'ora fatidica di scandire i nomi delle ottantacinque vittime. Sono quelli scritti nella lapide nella sala d'attesa che venne squarciata dalla bomba: la più piccola era Angela Fresu che morì con la mamma Maria ad appena 3 anni. Prima il corteo che attraverserà il centro della città, una manifestazione che sa ancora raccogliere migliaia di persone che in piena estate non vogliono mancare all'appuntamento. Tra loro anche familiari di altre stragi, da piazza della Loggia, all'Italicus al rapido 904. Sul bavero di ogni giacca o camicia sarà, come sempre, appuntata una gerbera bianca. Come sempre i familiari sottolineeranno che se una verità giudiziaria esiste non sono stati mai individuati i mandanti e gli ispiratori politici della strage del 2 agosto. Una verità giudiziaria, quella della colpevolezza degli ex Nar Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, condannati come esecutori materiali, da più parti messa in discussione, mentre l'inchiesta della procura di Bologna che venne aperta nel 2005 sulla cosiddetta pista palestinese emersa dalle carte della commissione Mitrokhin finora non ha portato a nessun risultato.

Libro: Schegge contro la democrazia – 2 agosto 1980: le ragioni di una strage nei più recenti atti giudiziari (2010)

Giusi Marcante

tratto da Il Manifesto del 1 agosto 2010

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