Berlusconi manda il prefetto. Il «governo in fuga» non ricorda la strage

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«Questo è un governo in fuga» dice al  telefono Paolo  Bolognesi. Con la voce calma di chi ne ha viste già  tante il presidente  dell'associazione familiari delle vittime della  strage di Bologna ragiona sulla  notizia. Nessun rappresentante del  governo verrà in città per la commemorazione  del 2 agosto. Una novità  assoluta per di più nell'anno del trentennale della  bomba alla stazione  che causò 85 morti e più di 200 feriti. Sarà il prefetto  Angelo  Tranfaglia a rappresentare l'esecutivo sul palco di piazza Medaglie  d'oro  e prima nell'incontro nella sala del consiglio comunale tra le  autorità e i  familiari delle vittime che quest'anno si annunciano più  numerosi che mai, a  Bologna sono attese tra le 250 e 300 persone da  tutta Italia. «Posso capire che  abbiano dei problemi interni notevoli  ma quest'anno la scusa dei fischi non  tiene e nemmeno quella che non  erano tutelati sufficientemente - prosegue  Bolognesi - è un affronto  che viene fatto non solo ai familiari ma a tutto il  paese e come ho  visto il governo non c'era nemmeno da Borsellino; si vede che  questa è  la sua nuova linea di comunicazione». È molto probabile che la sedia   vuota del governo entri in uno dei passaggi del discorso che Bolognesi  farà in  stazione. Critico il Pd locale mentre l'Idv ha condannato  l'assenza come «un  atto di viltà». Per Enzo Raisi, coordinatore del Pdl  "scomunicato" perché è  entrato a far parte del gruppo dei finiani alla  Camera, «è una decisione assunta  nello spirito di evitare polemiche,  può essere vista come una mancanza di  sensibilità ma è anche un modo  per togliere la possibilità di contestazione». Il  segretario nazionale  del Pd Pierluigi Bersani ha scritto una lettera a Bolognesi  in cui  assicura l'impegno del partito perché il segreto di stato non venga   allungato oltre i 30 anni e perché i risarcimenti alle vittime siano una  realtà  e non una corsa ad ostacoli. Sono le richieste dei familiari.  Al governo infatti  l'associazione voleva chiedere la rassicurazione sul  segreto di stato e  l'attuazione completa della legge 206 del 2004.  «Quello che deve fare un  familiare per avere il risarcimento è un  percorso di guerra - dice il presidente  - credo che questo sia una  vergogna e per il governo che nel trentesimo  anniversario manca  all'appuntamento per dare delle risposte».
Ma questa  "fuga" sa  anche di indifferenza visto che quest'anno il rito della cerimonia era   cambiato proprio tenendo conto del vespaio di polemiche che si scatenava  per i  fischi che accoglievano il discorso dal palco del ministro che  parlava a  Bologna. Nel 2009 era toccato a Sandro Bondi ma negli anni le  contestazioni  hanno colpito anche rappresentanti del centrosinistra.  La decisione per mettere  il trentennale al riparo da possibili bordate  di fischi in piazza era stata  quella di far parlare dal palco solo il  presidente dell'associazione dei  familiari delle vittime (l'unico che  assieme al capo dello stato ha sempre visto  accogliere il suo discorso  con applausi). Un cambio di marcia deciso dal  commissario prefettizio  Anna Maria Cancellieri d'intesa con l'associazione dei  familiari. Al 30  luglio non era arrivata nessuna comunicazione all'ufficio del   cerimoniale del Comune e, come ha confermato il commissario, la  comunicazione  ufficiale è arrivata nella serata di venerdì in  prefettura. C'è amarezza tra i  familiari delle vittime «ma allo stesso  tempo nessuno pensa che questo possa  succedere», riflette Bolognesi.  L'auspicio è che ci sia un ripensamento ma non  sembrano esserci le  condizioni perché questo avvenga.
Sul palco del piazzale  della  stazione accanto a quell'orologio bloccato alle 10.25 di trent'anni fa   saliranno due donne di trent'anni, a loro il compito prima dell'ora  fatidica di  scandire i nomi delle ottantacinque vittime. Sono quelli  scritti nella lapide  nella sala d'attesa che venne squarciata dalla  bomba: la più piccola era Angela  Fresu che morì con la mamma Maria ad  appena 3 anni. Prima il corteo che  attraverserà il centro della città,  una manifestazione che sa ancora raccogliere  migliaia di persone che in  piena estate non vogliono mancare all'appuntamento.  Tra loro anche  familiari di altre stragi, da piazza della Loggia, all'Italicus  al  rapido 904. Sul bavero di ogni giacca o camicia sarà, come sempre,  appuntata  una gerbera bianca. Come sempre i familiari sottolineeranno  che se una verità  giudiziaria esiste non sono stati mai individuati i  mandanti e gli ispiratori  politici della strage del 2 agosto. Una  verità giudiziaria, quella della  colpevolezza degli ex Nar Valerio  Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi  Ciavardini, condannati come  esecutori materiali, da più parti messa in  discussione, mentre  l'inchiesta della procura di Bologna che venne aperta nel  2005 sulla  cosiddetta pista palestinese emersa dalle carte della commissione   Mitrokhin finora non ha portato a nessun risultato.
Giusi Marcante
tratto da Il Manifesto del 1 agosto 2010
 
 
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