venerdì 13 agosto 2010

Zurine, Fermin e Artzai: tutto rimandato a settembre.

La Corte d’Appello di Roma sospende l’estradizione in Spagna dei 3 giovani baschi e chiede prove vere a Madrid
Marco Santopadre, Radio Città Aperta

28 Luglio 2010

--- Alle 13.30 di oggi, dopo una mezzora passata in camera di
consiglio, i giudici della Prima Sezione della Corte d’Appello di Roma
hanno giudicato largamente insufficienti e inconsistenti i documenti
forniti dall’Audiencia Nacional di Madrid a supporto della richiesta
di consegna dei tre giovani baschi arrestati a Roma dalla Digos il 10
giugno, ed hanno ordinato una nuova udienza per il prossimo primo
settembre. Nel frattempo i tre giovani indipendentisti dovranno
rimanere in carcere (la ragazza a Rebibbia e i due ragazzi a Terni) ma
i giudici del Tribunale di Roma hanno chiesto alle autorità italiane
che chiedano urgentemente a quelle iberiche la documentazione
originale con la quale la Corte Suprema Spagnola nel 2007 ha deciso la
messa fuori legge dell’organizzazione giovanile basca Segi
(considerata da Madrid di natura terroristica) e soprattutto una
documentazione che attesti di cosa sono accusati direttamente i tre
imputati. Infatti nel materiale finora fornito alle autorità italiane
da quelle di Madrid non c’è uno straccio non solo di prova, ma neanche
un misero indizio che attesti la partecipazione di Zurine Gogenola
Goitia, Fermin Martinez Lakunza e Artzai Santesteban Arizkuren ad
attività delittuose o violente, e neanche che ne certifichi l’adesione
al movimento Segi. Si tratta di argomentazioni – hanno fatto notare
gli avvocati Maria Luisa D’Addabbo e Cesare Antetomaso nelle loro
lunghe e particolareggiate arringhe – basate esclusivamente su una
confusa elencazione di nomi, fatti ed eventi che nulla hanno a che
fare con le accuse rivolte ai tre giovani, arrestati a Roma a causa di
un ordine di cattura europeo spiccato nel dicembre del 2009 dal
giudice del tribunale speciale di Madrid Fernando Grande Marlaska. Nel
testo che accompagna il cosiddetto ‘euro orden’ e nei materiali
integrativi spediti posteriormente all’arresto (per altro uno
sfacciato copia-incolla dei testi originali…) si ripetono i soliti
teoremi che da anni guidano l’attività repressiva della magistratura e
del governo spagnolo: cioè che ogni attività del movimento sociale e
politico della sinistra indipendentista basca è da ritenersi
delittuosa e manovrata dall’organizzazione armata ETA... Ma nei
documenti che secondo Madrid giustificherebbero una condanna dai 6 ai
12 anni di galera non c’è alcun riferimento a responsabilità concrete
da parte dei tre imputati, che proprio consci dell’inconsistenza e
della aleatorietà dell’accusa nei loro confronti denunciare in Italia
la persecuzione nei loro confronti, nel giugno scorso, ponendo così
fine ad un periodo di latitanza durato parecchi mesi, da quando cioè
riuscirono a sfuggire a una retata contro decine di simpatizzanti
della sinistra indipendentista che si saldò con numerosi arresti.
Oggi quindi i giudici della Corte d’Appello non hanno potuto fare
altro che rimandare la decisione sulla consegna alle autorità spagnole
agli inizi di settembre, ammesso che la magistratura spagnola possa
nel frattempo fornire elementi maggiori e circostanziati che provino
la partecipazione dei tre accusati a momenti o attività delittuose.
Perché per ora si parla genericamente di manifestazioni, riunioni,
conferenze stampa e del boicottaggio della Coca Cola… Cioè attività
politiche e pacifiche che evidentemente la magistratura spagnola, con
la copertura del potere politico, assimila a comportamenti da
criminalizzare e da punire con pene draconiane. Non stupisce quindi,
come hanno sottolineato gli avvocati difensori fornendo una
dettagliata documentazione alla corte, che da anni numerose
istituzioni internazionali, compresa l’ONU, raccomandino alla Spagna
un cambiamento di rotta radicale. E neanche stupisce che in numerosi
paesi europei la magistratura abbia rigettato, negli ultimi mesi,
l’applicazione di ordini di cattura contro alcuni scampati alla retata
del 24 novembre del 2009 per mancanza o insufficienza di elementi
probatori o per la manifesta arbitrarietà delle argomentazioni
giuridiche correlate agli ordini di cattura europei. Come hanno
ricordato oggi D’Addabbo e Antetomaso in aula, pareri negativi si sono
avuti sia in Francia sia in Irlanda del Nord, paesi non certi inclini
alla tolleranza nei confronti delle organizzazioni armate e delle
attività politiche delle rispettive minoranze nazionali.
Per quanto riguarda la situazione dei tre giovani baschi detenuti a
Roma e Terni per ora la decisione è solo rimandata: ma almeno la
magistratura italiana non ha dato per scontato che la richiesta da
parte di Madrid della consegna dei tre fosse basata su accuse fondate
e circostanziate, chiedendo un supplemento di indagine e riservandosi
di decidere più in là. Il rischio concreto era che quell’aura di
democraticità che ancora aleggia immeritatamente sulla Spagna degli
squadroni della morte e dei processi sommari rendesse l’udienza di
oggi una pura formalità.

tratto da:
http://www.radiocittaperta.it/index.php?option=com_content&task=view&id=4744&Itemid=9

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Esprimete solidarietà ai compagn* basch* in carcere in Italia!
Di seguito i loro indirizzi, nel fondo delle cartoline da stampare e
spedire loro.

Fermin Martinez Lakunza
Casa circondariale
Strada delle Campore 32
05100 Terni

Artzai Santesteban Arizkuren
Casa circondariale
Strada delle Campore 32
05100 Terni

Zurine Gogenola Goitia
Casa circondariale Rebibbia Femminile
Via Bartolo Longo 92
00156 Roma

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