domenica 12 settembre 2010

Roma: difesa e accusa chiedono la liberazione di Zurine, Artzai e Fermin. Ma i giudici decidono la consegna a Madrid dei 3 giovani baschi


Marco Santopadre, Radio Città Aperta


08-09-2010

Neanche la lunga e dettagliata arringa contro l’estradizione del
Procuratore Generale Otello Lupacchini - cioè il rappresentante
dell’accusa (!) – ha smosso i tre giudici della quarta sezione della
Corte d’appello penale di Roma che oggi, intorno alle 15, hanno
deliberato la consegna si Fermin Martinez Lakunza, Artzai Santesteban
Arizkuren e Zurine Gogenola Goitia allo Stato Spagnolo. Già in
mattinata gli avvocati della difesa – Cesare Antetomaso e Maria Luisa
D’addabbo – si erano dovuti mettere all’opera per analizzare in fretta
e furia alcune decine di pagine inviate nella giornata di ieri da
Madrid in cui vengono elencati alcuni comportamenti che, secondo i
giudici spagnoli, proverebbero la condotta criminale dei tre baschi
arrestati a Roma il 10 giugno e da allora detenuti nelle carceri
italiane: l’aver partecipato a riffe (!), l’aver partecipato ad
assemblee e manifestazioni, frequentari certi bar e certe strade di
Pamplona... Comportamenti che lo stesso Lupacchini – pure noto per la
durezza e la spietatezza con le quali ha mandato in galera centinaia
di attivisti dei movimenti italiani di estrema sinistra durante gli
ultimi decenni – ha definito insufficienti a giustificare
l’estradizione in Spagna dei due ragazzi di Pamplona e della ragazza
di Lekeitio. Si è spinto oltre il Procuratore Generale, arrivando a
giudicare una aperta violazione dei diritti di riunione, espressione e
manifestazione del proprio pensiero la legislazione antiterrorismo
spagnola che, non essendosi ancora adeguata agli standard dell’Unione
Europea non può quindi essere automaticamente applicata anche nel
nostro paese, in questo caso nei confronti di Zurine, Artzai e Fermin.
Una vera e propria arringa difensiva quella del rappresentante
dell’accusa, poi integrata e approfondita dagli interventi dei due
legali della difesa che hanno contestato la validità della
documentazione inviata fuori tempo massimo dall’Audiencia Nacional di
Madrid costituita non da prove o indizi di colpevolezza ma da una
lista di banali e normali manifestazioni politiche e di vario tipo
alla luce del sole e di natura non certo criminale. Ma a nulla è
servita la inconsueta corrispondenza tra i punti di vista della difesa
e dell’accusa: il collegio giudicante, con una formula tra l’altro
giudicata imprecisa e sciatta dai legali delle due parti, hanno
disposto la consegna alle autorità di Madrid dei tre giovani che
potrebbero rischiare fino a 12 anni di reclusione per un reato di
opinione. La decisione è stata accolta con stizza da Lupacchini, che
l’ha apertamente criticata annunciando addirittura un ricorso della
Procura in Cassazione… Fatto sicuramente inusuale. I legali, così come
il Procuratore Generale, hanno ora 10 giorni di tempo per depositare
la richiesta di ricorso in Cassazione. Fino a quel momento, quindi, i
tre giovani rimarranno in Italia in condizione di carcerazione. “I
secondini del carcere di Terni non permettono a mio figlio di
telefonare, nonostante che il tribunale gli abbia concesso questo
diritto quasi due mesi fa!” denuncia a Piazzale Clodio Lurdes, la
madre di Artzai. “La settimana scorsa non le hanno fatto neanche
vedere la sua fidanzata Maite, venuta apposta a Roma in aereo solo per
poter stare con lui un’ora”. Gli attivisti dei centri sociali – Corto
Circuito, Strada, Faro, Area 51 – e delle forze politiche della
sinistra venuti a manifestare per l’ennesima volta per la libertà dei
tre ragazzi scuotono la testa. Per l’assurda sentenza, e per
l’accanimento delle autorità carcerarie nei confronti di questi
giovani che in qualsiasi altro paese d’Europa potrebbero svolgere
tranquillamente la loro attività sociale e politica senza dover finire
in galera. Poco più in là, appese ad una grata, una bandiera del
movimento basco per l’amnistia e uno striscione che recita ‘Libertà
per i prigionieri politici baschi. Txote, Artzai e Zurine askatu’.
Lurdes piange, abbracciata a sua sorella in un angolo… Domani tornerà
a Pamplona, e parteciperà ad un ‘omenaldia’ (omaggio) che gli abitanti
del suo quartiere hanno voluto dedicare a Fermin, che tutti chiamano
Txote, e ad Artzai. Nel popolare quartiere della Txantrea e nelle vie
di Antsoain, a due passi, tutti li conoscono. E sperano che tornino
presto a casa. Real politik e magistrati italiani permettendo. Vada
come vada, Zurine trascorrerà in una cella di Rebibbia il giorno del
suo compleanno, l’11 settembre.

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