mercoledì 6 maggio 2009

Abruzzo, un mese dopo: tra il G8 e “l'economia del disastro”

di Alessio Ramaccioni (da Indymedia_Lombardia)

“Purtoppo le cose stanno andando esattamente come si temeva, in questo territorio si sta scatenando una vera e propria economia del disastro”. Sceglie queste parole Enrico, attivista dello Spazio Libero 51 dell'Aquila, per iniziare a spiegarci quello che sta succedendo ora, ad un mese dal sisma, in Abruzzo. “Non vogliamo assolutamente criticare i volontari della Protezione Civile, ma la struttura stessa, la macchina che c'è dietro. E la critichiamo non tanto per eventuali inadempienze nei soccorsi, quanto per la strategia che sottende, una quotidiana sottrazione di ogni spazio di libertà, un progettare e decidere dall'alto quello che sarà il destino di questa terra, preannunciato proprio dall'atteggiamento della Protezione Civile”.

Insomma, i dubbi e i timori previsti riguardo il futuro delle zone colpite dal terremoto, dubbi avanzati da molti cittadini di quel territorio, sembra proprio che stiano diventando, in fretta, realtà.
“Un corpo estraneo al territorio che si impianta, certo a fin di bene, ma che sottrae giorno dopo giorno ogni possibilità di scelta alle popolazioni locali. Questo attraverso una militarizzazione massiccia del territorio; campi controllati e chiusi, accesso consentito solo con dei braccialetti, uscita negata durante la notte…una serie di provvedimenti che vanno ad eliminare anche il semplice diritto di spostarsi liberamente delle persone”.

Tutto questo in aggiunta ad una situazione ambientale certamente ostile, soprattutto in una situazione così difficile.

“Qui è tutt'altro che primavera - prosegue Enrico - piove spesso e fa freddo, con temperature che oscillano tra gli otto e i quindici gradi - e diventa duro e faticoso stare nelle tende”.

In questa situazione di estremo disagio, si va ad inserire la prospettiva di ospitare la riunione del G8, spostata all'Aquila per “aiutare l'economia locale a risollevarsi”. Anche su questo argomento l'opinione del nostro intervistato è netta: “Proporre un evento così dirompente a delle comunità così colpite, che stanno faticosamente cercando di ricostruire le trame del loro vivere su questo territorio, è un vero e proprio attentato alle loro capacità anche psicologiche di risollevarsi”.

“Non si riesce a capire quale possa essere la ricaduta positiva che una iniziativa del genere possa avere su questo territorio. Vedo solo una sovraesposizione di questa comunità, già sotto shock per la tragedia di questa vicenda. Staranno chiusi dentro la scuola della Guardia di Finanza, a meno che il nostro Presidente del Consiglio non voglia portare i capi di stato a vedere un po' delle nostre miserie… una operazione di un cinismo unico. Il voler esporre le conseguenze di una catastrofe naturale di questa portata per fini politici è vergognoso…”.

E la gente, il popolo abruzzese, come ha reagito davanti alla prospettiva di ospitare un G8 di qui a breve, in questa situazione? “La risposta della gente è biunivoca - risponde Enrico - tante persone sono state prese in giro in questo mese dal fatto che il capo del Governo spesso è stato presente. Dispensando sorrisi e rassicurazioni, quando poi la realtà è diversa, è stato preparato un decreto che non risolverà nulla… Molte persone sono cadute nel tranello, sia sulla vicenda del decreto che su quella del G8, ma tanti altri invece sono esasperati, anche perché la situazione, lo ripeto, è sempre più difficile, e si inizia a capire come le promesse dei primi giorni in realtà non portino a nulla".

“Il decreto parla chiaro: Bertolaso e Protezione Civile: loro sono venuti qui, ci hanno aiutato, ed ora il territorio è loro. La solita decisione calata dall'alto, senza preoccuparsi minimamente della volontà della poplazione… All'ipotesi della new town hanno sostituito quella delle 21 piattaforme divise su tutto il territorio. E' una idea aberrante: pensare che all'interno di comunità di 100 - 120 abitanti verranno aggiunte abitazioni per altre mille persone è una follia… E' meglio dell'idea di una new town, ma è sempre una prospettiva a cui opporsi con forza”.

L'unica strada percorribile, per chi come Enrico e gli attivisti da anni lavora sul territorio, è quello di fare controinformazione, mettere in evidenza le molte contraddizioni presenti all'interno di questa vicenda ( ignorare i segnali del sisma imminente, le speculazioni edilizie alla base di molti dei crolli registrati, i dubbi sulla ricostruzione, fino a giungere al decreto e al G8 dell'Aquila).
Ma è facile svolgere questo tipo di attività in un contesto così complesso, partendo proprio dall'interno di una comunità così colpita?

“Riguardo gli spazi agibili per la controinformazione - afferma Enrico - la situazione è molto variabile. In alcuni giorni sembra impossibile ogni forma di dialogo e analisi, altre volte invece si aprono degli spiragli importanti. Oggi (domenica, ndr) è prevista una importante assemblea con molte realtà aquilane: si discuterà di proposte relative al G8 confrontando le diverse posizioni riguardo quello che sta accadendo. Al di là di quello che possa essere comunque la presa di posizione dell'associazionismoi aquilano, ritengo che decisioni riguardo al G8 verrano prese in altri ambiti.
Insomma, nopi cerchiamo di proseguire con il nostro lavoro: stiamo pensando di produrre un documento e di organizzare una manifestazione nazionale da tenere a Roma tra la fine di maggio e l'inizio di giugno per opporci al decreto.
Purtroppo anche noi abbiamo dovuto inseguire l'emergenza, lavorare sull'immediato, anche se, come Spazio Libero 51, come Epicentro Solidale e come Patto di Base, vogliamo andare oltre a questa fase: il nostro obiettivo è quello di inserire una serie di tasselli di democrazia all'interno di questo scenario. Per acquisire legittimità abbiamo dovuto lavorare sull'immediato. Ora vogliamo proporre un passaggio ulteriore, produrre una serie di documenti e lavorare su qualcosa di più significativo, a partire dalla manifestazione di Roma”.

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